Quando cade la neve

Au - Sakumoto - rosso

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    Bene, alcune persone conoscono in parte la storia
    Questa è una sakumoto, ma non è una sakumoto, o meglio non c'è solo il sakumoto...aspettatevi di tutto insomma!
    Bene detto ciò inizierei con postare il prologo ^^

    È questo che si prova quando si muore? Il dolore si dimentica per lasciare lo spazio ai ricordi?

    Le fronde degli alberi, con la loro ombra, donavano un minimo di refrigerio ai cinque bambini impegnati a scavare.
    “Per quanto ancora dobbiamo scavare?” si lamentò uno di loro
    “Masaki zitto e scava” rispose il più mingherlino del gruppo
    “Kazu non essere così cattivo” lo rimproverò il bambino che stava al suo fianco
    “Satoshi, tu sei sempre buono con me” disse Masaki rivolto al bambino che aveva appena rimproverato Kazunari. Quest’ultimo, indispettito dalle attenzioni che Satoshi rivolgeva sempre a Masaki, diede un colpo di paletta in testa a Jun.
    “Ahia” urlò Jun e scoppiò a piangere; ciò fece scattare immediatamente Sho che diede uno spintone a Kazunari e poi andò ad abbracciare Jun.
    “Sho non ti permettere” replicò Kazunari, dopo la spinta ricevuta; stava per scagliarsi addosso all’amico quando Satoshi lo afferrò per il braccio bloccandogli qualsiasi movimento.
    “Jun stai bene?” chiese Sho scoccando un bacino sulla fronte del bambino
    “Mh…va meglio” rispose Jun
    “Bleah” disse Kazunari rivolto ai due bambini che ora si tenevano per mano.
    “Basta! Io non ci sto più” urlò Masaki scattando in piedi. Scaraventò la paletta a terra “Non voglio più fare questa cosa con voi. Me ne vado” concluse tra le lacrime.
    Fece per andarsene, ma fu fermato da Kazunari, che era riuscito a liberarsi dalla presa di Satoshi.
    “Non te ne andare” disse e nel mentre due enormi lacrimoni gli rigarono il viso “Non voglio che tu vada via. Rimani con noi. Siamo amici”
    “Sì Masa rimani” disse Jun, avvicinandosi di più ai due, seguito da Sho e Satoshi.
    “Però voi litigate sempre e a me non piace” disse Masaki tirando su col naso.
    “Allora facciamo subito pace” disse Sho andando ad abbracciare Kazunari.

    Convinto Masaki a restare, i cinque bambini tornarono alla loro attività.
    Quando decisero che la buca era abbastanza profonda presero una scatola di latta, poi ognuno di loro ci mise dentro un oggetto importante. Chiusero la scatola e la sotterrarono per bene.
    “Fatto!” disse Masaki con un ampio sorriso
    “Manca ancora una cosa” osservò Satoshi
    “Esatto, manca il giuramento” sottolineò Sho
    Si osservarono a vicenda “Beh, chi inizia?” chiese Jun
    “Io Ninomiya Kazunari” esordì sorprendendo tutti “giuro di essere vostro amico per sempre” come ebbe finito di pronunciare il giuramento si chinò per poggiare la mano sulla terra dove poco prima si trovava la buca.
    “Io Ohno Satoshi, giuro di essere vostro amico per sempre” e anche lui si chinò e poggiò la mano vicino a quella di Kazunari. Subito dopo Masaki pronunciò il giuramento ripentendo gli stessi gesti, seguito successivamente da Jun e infine da Sho. Quando tutti ebbero pronunciato il giuramento, ognuno sputò sulla mano ancora libera e dopo aver sollevato l’altra dal terreno, fecero un cerchio prendendosi per mano.
    “Amici per sempre” dissero in coro scambiandosi sguardi d’intesa.
    Soddisfatti, ripresero le loro cose e felici tornarono alle rispettive case, pieni di aspettative per il futuro certi che niente e nessuno avrebbe potuto dividerli.
     
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  2. kyonkichi
     
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    ohmamma ma sono tenerissimi *_______*
     
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    kyon goditeli perchè non lo saranno più
     
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  4. tempestarashica
     
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    Ma io voglio sapere come va avanti XDDDDD
    ormai i capitoli li so a memoria XDD
     
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    O.O ok avrai presto il continuo XDDD
     
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    ohhhh hai postato anche qui!!!!I love you! così la commento anche qui!
    Il primo capitolo è così tenero!!!!!! <3<3 <3
     
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    dato che ho tempo di farlo... vi lascio il primo capitolo

    Capitolo 1

    Un’ambulanza sfreccia alla velocità della luce verso l’ospedale più vicino. Una corsa contro la morte. La neve candida inizia scendere dal cielo. Il suo candore si mischia al rosso dell’asfalto.

    Un trillo, un altro trillo e un altro ancora. Con poca grazia diedi un colpo al piccolo oggetto, causa di quel suono fastidioso, e mi girai dall’altra parte. Dopo quelli che per me sembrarono pochi secondi, entrò mia madre come una furia in camera mia.
    “Sho alzati!” mi urlò contro; non risposi, a mala pena mi mossi.
    “Farai tardi” continuò mia madre imperterrita. Decisi di risponderle, o per lo meno ci provai, ma dalla mia bocca uscì solo un mugugno.
    “Ah fa’ come vuoi, così non solo farai tardi il primo giorno nella nuova scuola, ma farai anche attendere il povero Jun”.
    Jun.
    Nel momento in cui sentii il suo nome scattai immediatamente dal letto. Sorpassai mia madre, che ora sorrideva compiaciuta, e correndo mi diressi in bagno. Poi andai in cucina dove c’era mio padre,
    “’Giorno pa’!” gli dissi veloce, prima di infilarmi in bocca una fetta di pane tostato e scappare di nuovo verso la mia stanza per finire di prepararmi.
    “Maledizione è tardissimo!” sbottai alla ricerca dei calzini “Mamma! Dove hai messo i miei calzini?” urlai. Come se fosse colpa di mia madre e non mia se non trovavo mai nulla nella mia stanza caotica.
    “Ma Sho è mai possibile che tu non trovi mai niente” disse lei entrando in camera mia, seguita da mia sorella minore che iniziò a saltare sul letto.
    “Anche io voglio andare alle superiori” disse sempre saltellando.
    “Mai, vai in cucina e fai colazione con papà” disse mia madre, non era un ordine, ma il tono con cui pronunciò quelle parole non ammetteva discussioni. Subito mia madre trovò anche i miei calzini e prima di uscire mi intimò di sistemare la mia camera entro la prossima settimana. Rimasi lì immobile con i miei calzini in mano a pensare che mia madre dovesse avere dei superpoteri. Il pensiero di Jun che mi aspettava balzò nella mia mente. Presi le ultime cose e salutando tutti corsi veloce in direzione del luogo in cui avrei incontrato il mio caro Jun.

    Arrivai finalmente davanti alla farmacia dove trovai Jun.
    Possibile che fosse sempre così bello e impeccabile.
    Ero talmente impegnato ad adularlo nella mia testa che non feci caso ai suoi movimenti. In pochi passi si era posizionato di fronte a me, mi prese la mano e mi invitò a correre ancora.
    “Sho siamo in ritardo dai sbrigati” mi incitò divertito mentre correvamo.
    Il mio corpo stava per cedere, lo sentivo, dal momento in cui mi alzai dal letto non mi ero fermato un attimo. I polmoni bruciavano, le gambe più scoordinate del solito, il viso imperlato di sudore. E quella maledetta divisa faceva sudare incredibilmente.
    Riuscimmo ad arrivare a scuola. Nel cortile Jun si fermò e lasciò la mia mano.
    “Bene ora possiamo anche riposarci, abbiamo ancora mezz’ora di tempo” esclamò con un ghigno. Mezz’ora di tempo? Ma come è possibile secondo i miei calcoli saremo dovuti essere in ritardo già di 5 minuti buoni.
    Continuai a guardare Jun, sicuramente dovevo avere un’espressione da scemo perché lui iniziò a ridere. Stava proprio ridendo, ridendo di gusto. Rideva piegato in due tenendosi la pancia. Io continuavo ad osservarlo come se fosse impazzito.
    “Sho sei uno spasso” riuscì a dire infine, dandomi una pacca sulla spalla e con l’altra mano asciugandosi una lacrima caduta dalle troppe risate, “Ho chiesto a tua madre di posizionare la tua sveglia un’ora avanti e se tu non ti fossi svegliato subito di svegliarti non più di mezz’ora dopo lo squillo della sveglia. In realtà non sono le otto e dieci, ma le sette e trenta passate da tre minuti” concluse divertito.
    Non dissi niente, semplicemente mi accasciai a terra. Ecco perché i miei genitori erano così tranquilli nonostante dovessero andare a lavoro.
    Jun si chinò su di me, “Scusa” sussurrò. Il suo sguardo era così intenso. Non ero arrabbiato con lui, non lo sarei mai stato, lo amavo troppo per poterlo essere.
    In quel cortile c’eravamo solo noi, Jun si avvicinò ancora un po’ a me e mi avrebbe baciato se in quel momento non sopraggiunse la voce di Masaki.
    “Buongiorno!” urlò tutto contento, correndo ad abbracciare me e Jun “Come siete carini così dolci e coccolosi” continuò a dire Masaki rischiando di soffocarci entrambi.
    “Ehm ragazzi non in pubblico per favore” borbottò Kazunari seguito da Satoshi.

    A dieci minuti dal suono della campanella, ci dirigemmo insieme all’entrata della scuola. Ci fermammo davanti ai pannelli esposti per sapere in quale classe saremo capitati. Pensai che sarebbe stato davvero bello poter stare tutti e cinque insieme. Ma non fu così.
    Jun, Kazu e Masa finirono nella stessa classe la 1^B, mentre io e Satoshi nella 1^A.
    Non volevo separarmi da Jun, ma non potevo fare altrimenti.
    Seguimmo la cerimonia di apertura, parlò il preside e il vice-preside, ci diedero il benvenuto e poi ci congedarono augurandoci di passare una buon anno scolastico.
    La prima aula che incontrammo fu la mia. Ci salutammo dandoci appuntamento a più tardi, ma prima di entrare Masaki si avvicinò a me e bisbigliò sottovoce
    “Stai tranquillo Sho, proteggerò il tuo bello” e ,presi Jun e Kazunari a braccetto, si avviò verso la loro aula.
    Entrai nel luogo che mi avrebbe ospitato per tutto l’anno scolastico. Con Satoshi andammo ad occupare due posti sotto la finestra uno dietro l’altro.
    “Almeno nessuno di noi è da solo” commentò lui
    “Già” assentii “Mi preoccupo solo di ciò che può combinare Kazu” dissi quella frase più per me stesso.
    “Stai tranquillo, se combina qualcosa di grave c’è Jun che lo attacca al muro. Ormai non è più il bambino che si lasciava fare i dispetti” sorridemmo entrambi all’idea.
    “Tomaaaaaaaaaaaaa non è giusto perché non possiamo stare nella stessa classe” sentimmo la voce di un ragazzo che abbracciava quello che doveva chiamarsi Toma. Intorno a loro c’erano altri tre ragazzi.
    “Dai Pi non vi state separando per sempre, semplicemente siamo in classi diverse” disse un ragazzo dai lineamenti delicati e i capelli neri.
    Pi? Che nome strano pensai.
    Quando i due ragazzi che supposi fossero Toma e Pi, si separarono, il ragazzo con i capelli neri, Pi e un altro loro compagno leggermente più alto di loro, con i capelli castano chiari, entrarono nella nostra classe. Si sedettero nei tre banchi in fila affianco a noi.
    “Dai Pi non tenere il broncio” lo consolò il più alto.
    “Fate in fretta a dirlo voi due, nessuno vi ha separati” piagnucolò Pi
    “Su su riprenditi, anzi perché non iniziamo a fare amicizia” disse il ragazzo con i capelli neri.
    Si guardò intorno, ma siccome pareva che nella nostra classe entrassero solo ragazze, dedicò l’attenzione agli unici due ragazzi presenti, ovvero me e Satoshi.
    “Piacere di conoscervi io sono Kato Shigeaki” si presentò sfoderando un sorriso raggiante
    “Io sono Koyama Keiichiro” questa volta fu il più alto a presentarsi “E questo musone qui è…” stava per presentare anche il terzo ragazzo, quello chiamato Pi, ma questo lo interruppe
    “So presentarmi da solo, piacere mi chiamo Yamashita Tomohisa”
    Allora anche lui aveva un nome normale.
    Fu il nostro turno di presentazioni.
    “Piacere di conoscervi io sono Sakurai Sho” dissi sorridendo in fondo quei tre ragazzi mi stavano già simpatici.
    “Io sono Ohno Satoshi”.
    Non ci fu molto tempo per dire altro che entrò l’insegnante.

    Finalmente arrivò il momento della giornata che tutti aspettavamo: il pranzo.
    “Sakurai, Ohno noi andiamo dai nostri amici. Vi unite a noi?” chiese il ragazzo chiamato Shigeaki
    “Stiamo aspettando i nostri amici anche noi, magari la prossima volta” risposi.
    Pochi minuti dopo che i tre nostri nuovi compagni uscirono, arrivarono Jun, Masa e Kazu.
    Insieme andammo a cercare un posto dove mangiare a rilassarci.
    “Beh come sono le prime impressioni?” domandò Satoshi
    “Kazu si sta già procurando fama di tipo associale, diabolico e scansa fatiche” disse Jun divertito
    “Già è vero! Si è beccato la prima sgridata dal professore di matematica perché si è addormentato sul banco; ha intascato la gomma di una ragazza che poveretta è impazzita nel cercarla e poi io e Jun ci siamo presentati a due ragazzi che stavano vicino a noi, mentre questo qui- Masaki indicò Kazunari al suo fianco- ha fatto finta di niente per tutto il tempo”
    Immaginai tutte le scene raccontate da Masaki e non riuscii a trattenere le risate. Kazunari non sarebbe cambiato mai, mi piaceva questo lato di lui. Pochi conoscevano davvero Ninomiya Kazunari ed io ero tra questi fortunati, se mai avessi avuto bisogno d’aiuto la prima persona da cui sarei andato sarebbe stata lui.
    “Anche noi abbiamo fatto conoscenza con tre ragazzi, vero Sho?” la voce di Satoshi mi riportò alla realtà, distogliendo i miei pensieri da Kazu.
    “Già, sembrano molto simpatici” dissi io. In quel momento mi accorsi che Jun mi stava fissando.
    “Mi devo preoccupare?” chiese guardandomi di sbieco
    “La nostra Junko è gelosa” disse Masaki, ma subito si zittì cogliendo lo sguardo omicida lanciatogli da Jun
    “Stai tranquillo Jun, lo terrò sempre d’occhio” assicurò Satoshi.
    Nel frattempo la pausa stava terminando, perciò ci dirigemmo di nuovo verso le rispettive aule. Prima di entrare sentii Jun fermarmi tenendomi per il braccio. Mi voltai a guardarlo.
    “Ci vediamo all’ingresso alla fine delle lezioni per tornare insieme?” quella domanda mi stupii, ma risposi al solito “Certo a dopo Jun”.

    Il resto della giornata passò abbastanza in fretta. Ogni ora di lezione era intervallata da battute che ogni tanto lanciavano Keiichiro e Shigeaki oppure da facce buffe di Tomohisa. Decisamente questi tre ragazzi mi piacevano, l’anno scolastico sarebbe passato più serenamente con questi tre scoppiati come compagni.
    A lezioni concluse, fuggii dall’aula per raggiungere l’ingresso dove sapevo mi attendeva Jun per tornare a casa.
    Camminammo in silenzio per quasi tutto il tragitto, finché arrivammo nei pressi del parco del nostro giuramento di eterna amicizia.
    “Ci fermiamo un attimo qui?” chiese Jun e senza aspettare la risposta iniziò ad incamminarsi verso quel luogo così importante per noi.
    Lo seguii; arrivati nel punto esatto ci arrestammo.
    Dopo un breve silenzio Jun iniziò a parlare
    “Sho ricordi cosa misi dentro la scatola?”
    Certo che lo ricordavo, la maestra un giorno ci parlò della neve e ci insegnò a disegnare la forma di un fiocco di neve. Ero consapevole di non essere bravo a disegnare, ma ci misi tutto il mio impegno. Jun venne vicino a me per vedere come stessi disegnando.
    “Sì, lo ricordo! Il disegno del cristallo di neve che ti regalai dopo che mi dicesti che era bellissimo…eri così felice”
    Sorridemmo entrambi a quel ricordo, poi tornò subito serio.
    “Che cosa siamo adesso Sho? Amici o qualcosa di più?” eccola la domanda che tormentava ogni giorno la mia mente, soprattutto da quel giorno di un anno fa, quando ti baciai per la prima volta.
    “Jun per me sei più di un amico, insomma Masaki è mio amico, ma non provo il desiderio di stare sempre con lui, tenerlo per mano e baciarlo. Quello che so Jun è che voglio stare con te”
    Parve che questa mia risposta bastò. Jun si avvicinò a me e poggiò delicatamente le sue labbra sulle mie. Poi tenendoci per me tornammo a casa.
    Sembrava tutto perfetto, ma io non fui totalmente sincero con lui quella volta, se lo fossi stato avrei nominato Kazu al posto di Masaki. Ma in quel momento ero confuso e avevo troppa paura di perderlo.
     
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    siccome la sto continuando...cioè l'ho ripresa posto i capitoli un po' di capitoli xDDDD

    Capitolo 2
    Lo squillo di un telefono. Qualcuno risponde assonnato, pochi secondi dopo riattacca e corre fuori, nel gelo d’inverno, da solo. Un fiocco di neve si posa sulla sua guancia, mostra la sua forma particolare prima di sciogliersi e sparire per sempre.

    I giorni passavano, finii per fare amicizia non solo con Tomohisa, Shigeaki e Keiichiro ma anche con gli altri loro due amici, che scoprii essere nella stessa classe di Jun: Ikuta Toma e Oguri Shun.
    Giravamo per la scuola tutti insieme e ci eravamo iscritti tutti al club per il giornale scolastico.
    Passammo molto tempo a discutere quale club scegliere: Shun e Keiichiro volevano iscriversi ad atletica, Jun, Toma e Tomohisa a quello di calcio, Satoshi quello di pittura, Masaki invece di cucina, Kazunari era l’unico del gruppo a non voler fare niente, io e Shigeaki, non particolarmente portati per lo sport, optammo per il giornale.
    Alla fine decidemmo tutti per il giornale scolastico.
    Scoprimmo poi che vi era un’unica persona che si occupava del giornale, una ragazza del secondo anno, Kareru Kiku, rimasta sola dopo che gli altri membri si diplomarono l’anno prima.
    Kiku non era una persona cattiva e nemmeno antipatica o insopportabile, sorrideva poco e parlava ancora meno, a quanto capii non aveva amici. Giravano voci che fosse una strega, che sapesse fare incantesimi e lanciare maledizioni, in effetti faceva un po‘ di paura. Indossava tondi occhiali da vista, portava la frangia, forse troppo lunga, e i capelli le ricadevano pesanti lungo la schiena. Sembrava un fantasma, uscita da una delle tante storie che mi raccontava mia nonna per farmi paura e impedirmi di disubbidire.
    Era felice però di non dover essere costretta a chiudere il club, perciò la prima volta che la incontrammo ci divise le mansioni e ci rassicurò che avremo avuto poco a che fare con lei, consapevole della propria fama dichiarò di non voler trasmetterla anche a noi.
    “Kareru-san ma tu sei davvero una strega?” le chiesi un giorno ingenuamente. Lei per tutto il tempo era rimasta seduta, improvvisamente si alzò e venne vicino a me, troppo vicino
    “Non hai paura delle maledizioni Sakurai-san?”sussurrò e una strana luce avvampò nei suoi occhi. Sentii un brivido di terrore percorrermi lungo tutta la colonna vertebrale
    “Non farmi mai più domande così personali”
    “Sis-sis-sissignora, a-a-a-agli or-d-dini” balbettai terrorizzato.
    Quando ci allontanammo dalle grinfie di Kiku, tremavamo tutti come foglie.
    “A me quella fa paura” bisbigliò Masaki sull’orlo del pianto
    “Masa, non chiamarla quella o ti trasformerà in rospo” disse Shun causando il pianto isterico di Masaki.

    Insieme ci divertivamo un mondo: Tomohisa quando c’era anche Toma si attaccava a lui come una patella allo scoglio, e sul suo volto si dipingeva un’espressione beata; poi c’erano Keiichiro e Shigeaki che formavano un duo infallibile. Shun andava molto d’accordo con Jun, ma soprattutto andava d’accordo con Masaki, ogni tanto sparivano, per poi riapparire poco dopo estasiati dandosi il cinque.
    Mi ero sempre chiesto cosa facessero, poi un giorno lo scoprii: tornavo dal fare alcune fotocopie per il giornale, passai davanti ai campi da tennis dove in quel momento si allenava il gruppo femminile e li vidi: Masaki e Shun nascosti tra i cespugli che spiavano gli allenamenti femminili commentando le gambe dell’una, il seno dell’altra ed andar in estasi per ogni lembo di pelle che si scopriva.
    Chi mi lasciava più perplesso però, erano Kazunari e Satoshi. Insomma sapevo che tra i due c’era dell’attrazione, ma fino a che punto?
    E poi avevano entrambi un comportamento strano, un attimo andavano d’amore e d’accordo, l’attimo dopo diventavano cane e gatto: non era raro trovare Satoshi arrabbiato che spezzava penne, matite e nemmeno scontrarsi con Kazu che correva via in lacrime. Decisi però di non immischiarmi. In qualche modo i miei rapporti con Satoshi iniziarono ad inclinarsi…Probabilmente se ci avessi prestato più attenzione a suo tempo, le cose sarebbero andate in maniera diversa.
    Tutto sommato la mia vita da liceale non mi dispiaceva, avevo degli ottimi amici, ottimi voti ed ora anche abbastanza popolare tra le ragazze, anche se non ci prestavo molto caso. I miei occhi erano per lui, per quello splendido ragazzo con i capelli corvini e un sorriso da mozzare il fiato. Jun Matsumoto fu la prima persona che amai e forse anche l’unica che amai davvero.


    Arrivò così il secondo anno, per una coincidenza fortunata finimmo tutti nella stessa classe. Io e Jun eravamo ogni giorno più uniti, cosa che gli altri commentavano spesso.
    “Ehi Sho, sempre mano per mano voi due eh?” disse un giorno Toma
    “E tu invece, che vai in giro con Pi che ti trotta intorno senza mai staccarsi?!” disse divertito.
    Anche io avevo iniziato a chiamare Tomohisa Pi, pare che sia un soprannome affibbiatogli all’asilo; le sue compagnette di scuola lo usavano come una bambola a grandezza naturale, riempiendolo di nastri, fiocchi, fermagli tutti rigorosamente rosa e la maestra non era stata da meno, per la recita di fine anno obbligò il bambino ad indossare l’unica tunica completamente rosa. Il giorno che ci raccontarono l’origine del suo soprannome, ci sganasciammo tutti dalle risate.

    Era metà ottobre un giorno grigio di pioggia fitta ed intensa. Come sempre feci la strada insieme a Jun. Stavamo entrambi sistemando le nostre scarpe negli appositi ripiani che fummo travolti da un’onda anomala. In realtà erano Keiichiro e Shigeaki, ma erano entrambi talmente bagnati da avere inzuppato anche noi.
    “Vi servono degli occhiali?” domandò Jun sarcastico, odiava essere bagnato senza motivo, soprattutto dopo essersi premurato di indossare impermeabile e portare con sé l’ombrello.
    “Vi abbiamo visto benissimo, ma volevamo farvi uno scherzetto, così per restare in tema con ciò che vi vorremmo proporre” disse Keiichiro tutto d’un fiato
    “Cioè?” domandai incuriosito e anche un po’ terrorizzato, c’era poco da fidarsi delle idee di quei due
    “Non adesso e non qui” disse Shigeaki guardandosi intorno per sapere se qualcuno stesse origliando la conversazione “Ne parleremo dopo le lezioni, quando saremo tutti al club insieme a Kareru” detto ciò se ne andarono con fare sospetto.
    “Hanno in mente qualcosa di losco” sentimmo una voce alle nostre spalle e un fulmine attraversò il cielo, seguito da un enorme boato. La reazione fu immediata: sia io che Jun cacciammo un urlo, aggrappandoci il più possibile l’uno all’altro.
    “Che due idioti” Kazunari scosse la testa sconcertato. Aveva sentito tutta la conversazione, ma la sua frase precedente ci aveva preso alla sprovvista, dato che non c’eravamo accorti della sua presenza, senza contare che vicino a lui c’era anche Kiku, sempre seguita da quell’aura oscura tutt’intorno.
    “Buongiorno Kareru-san” dissi per non essere scortese
    Lei mi ignorò completamente, sistemò meglio gli occhiali sul naso e disse solo “Sospetti!” e andò via.
    Quando finirono le lezioni la curiosità era tangibile, Keiichiro e Shigeaki erano già spariti, perciò con il resto del gruppo ci dirigemmo verso il luogo indicato.
    La stanza riunioni del club, solitamente spoglia se non fosse per alcuni computer, un armadio e una mini bacheca sul muro, era addobbata con zucche di plastilina, pipistrelli di gomma, candele accese, manici di scope e Kiku, in quel contesto risultò anche carina. Ma dov’erano Keiichiro e Shigeaki?
    Non feci in tempo a pormi la domanda che la porta si chiuse alle nostre spalle. Il tutto fu molto inquietante, partì la musichetta di Ringu, Kiku sfoderò un sorriso compiaciuto, mentre noi ci stringemmo l’uno all’altro tremanti; sentii qualcuno piagnucolare, probabilmente era Masaki oppure Tomohisa.
    Lentamente si aprì un’anta dell’armadio, dal quale uscirono i due idioti ognuno con un mantello lunghissimo. Sarebbe stato un ingresso trionfale se i loro stessi mantelli non fossero stati d’impiccio ai loro piedi, facendoli rotolare a terra.
    Dopo un primo momento di pausa assoluta, per realizzare ciò che era appena accaduto, scoppiammo a ridere.
    “ Che incapaci!” disse Nino
    “E’ colpa tua Keii tu hai avuto l’idea di indossare questi mantelli del cavolo” parlò Shigeaki facendo svolazzare il proprio mantello
    “Questa ve la farò pagare” la voce di Kiku arrivò da dietro le spalle dei due.
    Quando si era mossa?
    “Avete rovinato l’atmosfera, gravissimo errore” continuò a dire.
    È possibile che potesse incutere ancora più terrore del solito?
    Keiichiro e Shigeaki ,terrorizzati, iniziarono ad arretrare piano piano, per riflesso lo feci anche io e sentii la presa di Jun forte sul mio braccio.
    “A-a-aspetta un attimo, non vuoi ascoltare la nostra idea” tentò di placarla Keiichiro
    “Spero per voi che sia un’idea accettabile”
    “Di che si tratta?” chiese Shun, l’unico ad essere meno turbato, mentre teneva Masaki in braccio
    “Una festa di Halloween!” esclamarono entusiasti in coro
    Come la mattina, un fulmine attraversò il cielo, ma questa volta saltò anche la corrente.
    Jun mi abbracciò “Sho ho paura” disse quasi in lacrime.
    “Se queste sono le premesse…Mi piace” un ghigno apparve sulla bocca di Kiku che uscì dalla stanza ridendo sadicamente.



    Capitolo 3
    Nessuno può combattere il destino.
    Qualsiasi cosa si faccia, prima o poi ti travolgerà.
    Noi siamo destinati…legati per sempre.


    “E’ inutile, non riuscirò mai a risolverlo” si lamentò Jun
    “Ti aiuto?” proposi
    “No devo riuscirci da solo”
    Chinandosi di nuovo sul quaderno, concentrato, cercò di risolvere il problema.
    “Giochi sporco” sussurai
    “Eh?” mi domandò alzando un sopracciglio
    “Diventi sexy quando ti concentri così”
    “Sakurai a te lo studio fa male”
    “Dico sul serio”
    “Beh se così stanno le cose…” arrossì “Tu lo sei sempre”
    “Che cosa?” non afferrai il significato della frase, troppo preso dalle sue guance che si erano colorate di rosso
    “Sei senza speranza” sorrise.
    Si avvicinò a me e catturò le mie labbra. Lasciai che approfondisse il bacio. Sentii il suo sapore. Brividi di piacere si concentrarono sotto la nuca, dopo che le sue mani scorsero tra i miei capelli. Lo strinsi di più a me. Esplorai con le mani il viso, i capelli morbidi e neri.
    “Sei sempre sexy” mi sussurrò con un po’ di affanno.
    Ripresi a baciarlo. Il desiderio di averlo si fece forte. Iniziai a sbottonargli la divisa. Mi lasciò fare. Ci impiegai una vita per slacciare solo i primi due bottoni, Jun che baciava e leccava il mio collo non mi era d’aiuto.
    “Tadaima” sentì la voce di mia madre provenire dall’ingresso
    Entrambi ci bloccammo.
    “Tadaima, tadaima, tadaima” urlò mia sorella “Oni-chaaaaan” sentii perfettamente i passetti di mia sorella che correva verso la mia camera.
    Ci allontanammo appena in tempo, prima che mia sorella aprisse la porta.
    “Non si bussa più”
    Mi ignorò completamente, “Jun-kun” urlò saltando addosso a lui.
    Sorella ti odio, pensai.
    “Mai, vai a giocare con Shu” cercai di cacciarla
    “No! E poi lui è rimasto dalla nonna” disse e si sedette precisamente tra me e Jun con le braccia incrociate
    “Oh ciao Jun” entrò anche mia madre “Salve signora Sakurai” rispose lui educatamente.
    “Mamma te la porti via” le dissi indicando Mai
    “Ah Sho credo sia impossibile, mentre rientravamo ha detto di voler passare il resto della giornata con te”
    “Tenera” disse Jun
    “Non è tenera per niente! Mamma, ma noi staremo studiando” protestai.
    “Non vi do fastidio, voglio solo rimanere qua con te” disse Mai avvinghiandosi addosso a me e sfoderando lo sguardo da cucciolo abbandonato.
    “Va bene, ma sia chiaro se ci disturbi te ne caccio” cedetti.
    “Vado a prepararvi qualcosa per merenda e qualcosa di fresco da bere, mi sembrate accaldati” disse mia madre, rivolgendomi uno sguardo che non seppi interpretare e uscendo dalla stanza.
    “Sho ti voglio bene!” disse Mai strusciandosi addosso come un micio in cerca di coccole.
    “Io no!” ma nonostante le mie parole la abbracciai.
    “Voglio bene anche a te Jun!” e gli diede un bacio sulla guancia.

    Dopo quel giorno non ci fu più occasione per stare insieme da soli, nonostante io non vedessi l’ora di riprovare quelle emozioni e il desiderio prepotente di avere Jun tutto per me.
    Me ne stavo da solo, seduto sotto un albero.
    Jun era assente, sua nonna era stata ricoverata in ospedale, perciò avrebbe passato la giornata a farle compagnia. Mancavano quattro giorni alla festa di Halloween, le uniche cose che sapevo al riguardo erano il luogo, l’ora e avere un costume, obbligatorio. Costume che ancora non avevo trovato.
    “Pensi a Jun?”
    Sobbalzai per la sorpresa, Satoshi si era avvicinato a me, sedendosi affianco.
    “Ti interessa?” mi uscì spontaneo
    “Oggi non è venuto, ho pensato tu sapessi il motivo”
    “E’ semplicemente andato a trovare la nonna…Perché ti interessa?” chiesi di nuovo, sapevo che Satoshi provava un senso quasi materno nei confronti di Jun, ma mi diede comunque fastidio tutto questo interesse nei suoi confronti.
    “Ho bisogno di parlargli, non ti agitare non te lo rubo mica” sorrise “E poi gli piaci troppo”
    Ignorai l’ultima frase, magari avevo inteso male, non volevo litigare con lui per una sciocchezza e poi notai la sua espressione, sembrava così triste.
    “Satoshi è tutto a posto?” domandai
    “Eh? Ah, sì tranquillo” cercò di sorridere
    “C’entra Nino in qualche modo?” domanda sbagliata. Satoshi si alzò di scatto, serrò i pugni.
    “Lui non ha il potere di influenzare il mio umore” disse “Ti lascio in pace. Ci vediamo in classe e scusami se ho disturbato il tuo momento di quiete” si incamminò verso la scuola. Sakurai sei un idiota, pensai.
    “Satoshi aspetta”. Si fermò. “Non disturbi la mia quiete, insomma se vuoi parlare con me…”
    “Grazie Sho, mi fa piacere. Ma sto bene davvero” e sorridendo si voltò, lasciandomi da solo a pensare alla mia stupidità.

    “Sho-chan” la voce di Masaki trapassò acuta il mio orecchio
    “Masa che urli, ci sento”
    “Scusa” disse sorridendo “Oggi torni a casa da solo?”
    “Masa non sono un bambino, so badare a me stesso” dissi, credendo che volesse accompagnarmi
    “Ma che hai capito? Volevo chiederti se volevi venire anche tu al karaoke con noi”
    “Noi chi?”
    “Con noi rincitrullito” disse Pi mentre teneva Toma per le spalle
    “Senza Jun sei proprio perso!” esclamò Shun
    “Ma che dite?” sbottai arrossendo
    “Sho come sei tenero” all’unisono Keiichiro e Shigeaki comparsi dal nulla affianco a me
    “Ehi, siamo teneri anche noi” protestò Toma, con un braccio intorno alla vita di Pi.
    “Comunque non posso venire” cercai di riportare la conversazione al principio.
    “Eh? Perché no?” chiese Masaki triste
    “Ho promesso a mia madre che l’avrei aiutata con le faccende” non era una bugia, ma la pura verità, benchè l’idea non mi entusiasmasse, fui felice di avere quella scusa. Mi sarei risparmiato l’interrogatorio sui dettagli della relazione tra me e Jun.
    “Non farti sentire da mia madre o mi obbligherà anche lei a lavorare come uno schiavo ai suoi ordini” disse Kazu che proprio in quel momento passò accanto a noi. Anche lui come Satoshi poco prima sembrava triste. Solo che con Satoshi non ebbi l’istinto di abbracciarlo.
    Mi congedai dai miei compagni e mi diressi verso casa. Nella mia testa frullava continuamente l’immagine di Kazu e il perché fosse così affranto.

    Qualche ora dopo mi ritrovai di nuovo fuori casa, con la lista per la spesa.
    Uscii dal negozio pieno di buste, per accorciare la strada passai attraverso il parco, sperando in un colpo di fortuna e magari incontrare Jun. Poteva sembrare ridicolo, ma sentivo la sua mancanza.
    Arrivai nel posto esatto del giuramento ed effettivamente trovai qualcuno.
    Dopo quel giorno sapevo che proprio lui non era più passato da queste parti, se non occasionalmente quando ci passavamo tutti e cinque.
    Allora che cosa faceva lì?

    “Kazu?” chiamai. Lo vidi sfregarsi veloce una manica sul viso all’altezza degli occhi.
    “Ciao Sho” disse. La sua voce era strana, la percepii quasi ovattata.
    Mi avvicinai di più a lui. Si voltò verso di me. Il buio non mi permise di cogliere la sua espressione, ma non mi sfuggì il luccichio alla base degli occhi.
    “Kazu stai bene?” non potei evitare di chiederglielo.
    Non mi rispose. L’unica cosa che fece fu abbracciarmi e scoppiare a piangere. Rimasi lì immobile, sorpreso e sconvolto. Conoscevo solo una persona che potesse ridurre Ninomiya Kazunari in quello stato, ma allo stesso tempo non potevo credere che lui potesse farlo soffrire in questo modo.
    Quando finalmente si calmò, si scusò con me e senza dire altro mi salutò.
    Percepii degli scricchiolii tra la siepe alla mia sinistra. Mi guardai intorno, ebbi come la sensazione di essere osservato.
    “Ma che vado a pensare, questo è perché frequento quella matta di Kareru” mormorai tra me e me riprendendo la strada verso casa.
    Quella notte non riuscii a dormire e nemmeno le notti successive.



    capitolo 4
    L’odore acre del sangue impregna la stanza. I colleghi pensano sia finita. “Non può essere salvato” ripetono. Solo una persona non perde la speranza. Le promesse vanno mantenute.

    Non vidi Jun per tutti i tre giorni successivi. Sua nonna pare peggiorasse di giorno in giorno, ma mi promise che per la festa ci sarebbe stato,
    “Mi farà bene distrarmi un po’” mi disse al telefono.
    Nemmeno Kazunari si fece vedere quei giorni, Satoshi invece era perennemente irritato e fingeva di stare bene quando qualcuno gli chiedeva cosa avesse.
    Arrivò venerdì, il giorno dopo ci sarebbe stata la festa tanto attesa.
    Non avevo voglia di seguire le lezioni, così le marinai. Andai a rintanarmi nella nostra aula di ritrovo. Mi accasciai su una sedia. Mille pensieri e immagini inondarono la mia mente.
    Jun arrossato e bellissimo tra le mie braccia che sussurava il mio nome. Immaginai come sarebbe potuto essere fare l’amore con lui, ascoltare i ritmi del suo corpo, assaporare la sua pelle, essere un tutt’uno con lui. Poi improvvisamente sgorgarono delle lacrime dai suoi occhi, man mano che le lacrime aumentavano, i suoi lineamenti mutarono. Tra le mie braccia non c’era più Jun, ma Kazu, così piccolo e fragile. Cercai di consolarlo, perciò lo strinsi a me. Allora comparve Satoshi, nero di rabbia, che teneva per mano Jun distrutto dal dolore. Kazu continuava a singhiozzare ed aggrapparsi a me, mentre Jun mostrò il disegno che gli regalai da bambini e lo strappò, poi sparì insieme a Satoshi nell’oscurità. Sparì poi anche Kazu. Mi ritrovai da solo al buio, impaurito e disperato. Una mano diafana si posò sulla mia spalla e iniziò a scuotermi.
    Mi svegliai di botto e vidi Kiku china su di me che mi guardava preoccupata.
    “Sakurai va tutto bene?” mi chiese gentilmente
    “Sì, credo di sì. Scusami non mi sono accorto di essermi addormentato” mi giustificai. Lei continuò a fissarmi, come se dovessi svenire da un momento all’altro.
    “Tieni! Asciugati gli occhi” disse, porgendomi un fazzoletto.
    Avvicinai una mano al mio volto e con orrore constatai che era bagnato, possibile stessi piangendo sul serio?
    Accettai il fazzoletto e abbassai lo sguardo.
    “Questa è la più grande figura di merda che abbia fatto” mormorai
    Lei non si mosse.
    “Senti Sho” Kiku mi stava chiamando per nome? “So che posso sembrare strana, associale, spaventosa…ma sono anche io una persona. Voi ragazzi mi state simpatici, tu in modo particolare. Non fraintendermi, non sto dicendo che mi piaci. Ma ti reputo una brava persona. Perciò…ecco…volevo farti sapere che se hai bisogno di sfogarti, cioè…puoi contare su di me…se ti va”
    Rimasi shoccato, insomma Kiku, la ragazza che sparge terrore al proprio passaggio, si stava offrendo come spalla su cui piangere.
    “Grazie, Kareru” fu l’unica cosa che riuscii a dire
    Mi sorrise lievemente, poi si diresse verso la porta.
    Possibile che quella fosse davvero Kiku?

    Arrivò finalmente il giorno tanto atteso. La festa si tenne in una piccola villa che i nonni di Keiichiro gli lasciarono in eredità per quando avesse deciso di andare a vivere per conto suo. C’era una quantità indefinita di leccornie di ogni genere e altrettante bibite. Ad ogni angolo c’erano candele,zucche e ragnatele, anche se finte facevano molta scena. Ognuno era vestito da personaggi di storie e film dell’orrore. Aiba era lo scienziato pazzo, non solo nella finzione, ma anche nella realtà infatti prese una caraffa e mischiò tra loro tutte le bibite, non contento ci mise anche un po’ di olio e sale, infine costrinse il povero Shun, vestito da Frankenstein, ad assaggiarlo; questo sentitosi male dovette tornare a casa e Aiba, preso dai sensi di colpa, si offrì di accompagnarlo. I più buffi erano Toma e Pi, vestiti da gemelle Kessler, cercarono di muoversi il meno possibile dato che stare nello stesso vestito in due non sembrava affatto semplice. Poi c’erano Nino vestito da folletto malvagio dei boschi, Kiku stava in un angolo vestita da sé stessa, il che la rendeva inquietante di suo. Shigeaki era lo zombie e deambulava per la casa ricoperto di gel gocciolante, insieme al suo fido compare e padrone di casa vestito da fantasma. Chi ci lasciò perplessi fu Satoshi.
    “Da che sei vestito?” gli domandò Jun
    “Da mago Merlino” rispose lui come se fosse ovvio.
    “Ma mago Merlino non fa paura” osservò Shige
    “Se nessuno lo fa arrabbiare” fu il commento di Satoshi e soddisfatto si avventò sul cibo.
    Il più bello restava Jun, il costume da vampiro gli stava divinamente.
    “Ehi Van Helsing! Che fai? Hai intenzione di uccidermi?” mi sussurrò all’orecchio con quella sua voce sensuale
    “Non potrei mai uccidere una creatura così bella” gli risposi a tono, mettendo a freno il desiderio di baciarlo e farlo mio.
    “Ma davvero?!”
    Così provocante. Dovevo allontanarmi o gli sarei saltato addosso.
    Uscii nel cortile a prendere una boccata d‘aria e trovai Kiku seduta ad osservare qualcosa in cielo. Mi avvicinai a lei e le sedetti vicino. Si voltò a guardarmi.
    “Sembri felice” osservò
    “Lo sono” dissi sorridendo
    “Hai visto che bella?” domandò riportando lo sguardo al cielo
    “Parli della luna? Sì, è molto bella, sembra più luminosa”
    “Se la vedi così luminosa allora in questo momento lei sta brillando per te!” il suo sguardo sembrò perdersi in un posto noto solo a lei
    “Di che stai parlando Kiku?” domandai confuso
    “Della Signora della luna che in questo momento sta cantando per te, augurandoti tanta fortuna” abbassò lo sguardo “E’ una storia che raccontava mia sorella maggiore prima di morire”
    “Mi spiace” non seppi dire altro.
    “Non fa niente, è passato tanto tempo ormai”
    “…”
    “…”
    “Kiku, anche tu mi stai simpatica, certo a volte fai paura, però sei una brava ragazza” iniziai a parlare, senza sapere nemmeno io dove volevo arrivare “Insomma…vorrei ricambiare la tua offerta”
    Lei mi guardò e scoppiò a ridere.
    “Non fare l’idiota Sakurai” disse continuando a ridere.
    Questa è pazza, pensai, è completamente fuori.
    “Ehi io sono serio” iniziai ad averne abbastanza di essere preso in giro.
    “Scusami” disse e spaventosamente in breve tempo tornò seria anche lei
    “Facciamo così, promettiamoci che se uno dei due sarà in difficoltà, l’altro sarà lì pronto ad aiutarlo” pronunciò solennemente.
    “Promesso!” dissi e unimmo i nostri mignoli.
    Probabilmente non avrei mai avuto bisogno di lei, ma sapere di poter contare su qualcuno di più fu rassicurante.

    Dopo che Aiba e Shun abbandonarono la festa, Keiichiro propose di fare una maratona di storie di paura.
    “Io passo” disse Jun “Scusate, ma mi è venuto un po’ di mal di testa, Kei posso andare in una camera a stendermi un po’”
    Eh?
    “Certo, c’è la stanza al secondo piano in fondo al corridoio che è abbastanza tranquilla, vai pure”
    Eeh?
    “Sho perché non vai anche tu, magari gli serve aiuto” propose Shigeaki
    “Sì, infatti. Andiamo Sho” disse Jun prendendomi per mano e trascinandomi di sopra.
    EEEH?
    “Kareru ci racconti qualche storia di paura?” sentii chiedere dalla sala.
    Jun continuò a trascinarmi di sopra, io ero troppo emozionato per riuscire a spiccicare parola. Arrivammo nella stanza indicata.
    “Jun stai così male?” riuscii a dire
    “Sì, non resistevo più” chiuse la porta “A starti lontano”.
    Mi baciò. All’inizio fu leggero, poi divenne un bacio sempre più profondo e passionale. Lo strinsi di più a me, muovendo le mie mani sulla sua schiena, tra i suoi capelli. Si allontanò un po’ per sfilarmi la giacca. La gettò a terra. Le sue mani si posarono sull’orlo della mia maglietta che mi aiutò a sfilare. Catturò ancora la mia bocca, spingendomi lentamente verso il letto. Iniziai a spogliarlo anche io dei suoi indumenti, esplorando con le mani e con la bocca ogni centimetro di pelle che veniva scoperta.
    “Ti voglio” mormorai e trovai lo stesso desiderio nei suoi occhi.
    Lo feci sdraiare dolcemente sul morbido materasso, sistemandomi sopra di lui. Inizia a baciare la zona vicino all’orecchio, mordicchiai dolcemente il lobo. Scesi facendo scorrere le labbra sul suo collo. Jun fremeva ad ogni tocco. Ogni tanto si lasciava sfuggire gemiti di piacere, aumentando il mio desiderio e la mia eccitazione. Scesi ancora, mi soffermai sui capezzoli. Leccai la zona intorno all’ombelico, mentre gli slacciavo i pantaloni. Lo liberai dal resto degli indumenti. Mi dedicai alla sua erezione finché non raggiunse il culmine, gemendo e pronunciando il mio nome. Mi riportai sul suo viso, baciandolo ancora sulla bocca.
    “Sho sei ancora troppo vestito, io ti voglio dentro di me”
    La sicurezza, lasciò lo spazio alla paura. Paura di non esserne in grado, paura di fargli male.
    “Sho sono io che te lo sto chiedendo” disse come se sapesse leggere nei miei pensieri “Anche io ho paura, ma il desiderio di starti così vicino è più forte”. Non potei fare a meno di essere d’accordo con lui.
    Riprese a baciarmi e nel mentre slacciò i miei pantaloni. Infilò la mano nei boxer accarezzando la mia erezione. A quel tocco non potei fare a meno di gemere. Poi, finalmente, anche io fui libero da tutti gli indumenti che ancora mi opprimevano.
    “Sei sicuro Jun, siamo ancora in tempo per fermarci” il mio ego di certo non voleva fermarsi, ma Jun veniva prima, necessitavo della conferma certa che anche lui lo volesse.
    “Mai stato così sicuro” disse
    Cercando di essere più delicato possibile, lo penetrai . Lo vidi trattenere il respiro, strizzare gli occhi e mordersi le labbra. Mi fermai, sicuramente gli stavo facendo male.
    “Sto bene Sho” mi rassicurò lui, mosse il bacino invitandomi a riprendere.
    Portai la mano sulla sua erezione di nuovo dura e regolai il ritmo alle spinte. Fu più bello di come lo avessi sempre immaginato, i nostri corpi così perfettamente sincronizzati. Raggiungemmo insieme il massimo del piacere. Poi crollammo sfiniti abbracciandoci.
    In quel momento pensai che nulla avrebbe rovinato la mia felicità.


    Capitolo 5
    È nei momenti in cui si è completamente da soli ad affrontare il pericolo che i veri amici ritornano al tuo fianco, nonostante le discussioni, nonostante i rancori. Pensa Kiku uscendo dalla sala operatoria e ritrovandoli tutti lì.

    “Se qualcuno ancora non lo sapesse…io odio Kimura sensei!” si lamentò Shigeaki
    “Ma dai, non credi di esagerare?” gli chiese Toma mentre si cambiava.
    “Pi smettila di sbavare” disse Shun lanciandogli addosso il suo asciugamano
    “Sa che sono una schiappa, si diverte a torturarmi” continuò a lamentarsi Shige, mentre Keiichiro cercava di consolarlo
    “In effetti è uno spasso vedere come Kimura sensei torturi te e Sho, insomma vi usa come cavia a dimostrazione di ciò che non si deve fare” sogghignò Kazunari
    “Vederti alla fine di ogni lezione di ginnastica senza nemmeno una goccia di sudore mi da sui nervi. Che scusa hai inventato stavolta?” chiese con una punta di fastidio nella voce
    “Ha le verruche hai piedi” disse Satoshi
    “Ah ah ah Satoshi molto divertente, ovviamente le mie scuse non le condivido, o potreste rubarmele. Bene vi lascio al vostro sudore puzzolente, non voglio essere infettato anche io” e Kazunari uscì dallo spogliatoio
    “Sudore puzzolente?! Mica puzzo così tanto” disse Masaki mentre si odorava le ascelle
    “Io di sicuro non puzzo, ma voi sì” disse Jun sorridente appena uscito dalla doccia. Fu istintivo tutti iniziammo ad odorarci.
    “Sembrate un branco di scimmie” osservò Jun.
    Tutti si fiondarono sotto la doccia, Jun si avvicinò a me; aveva ancora la pelle umida. Sorrideva in maniera quasi diabolica.
    “Che hai in mente?” finsi di non essere a conoscenza dei suoi piani, mentre faceva scorrere le labbra dall’orecchio al mento.
    “Tu cosa dici?” soffiò sul mio collo
    “Qualche idea l’avrei” giocai con lui
    Si allontanò bruscamente e inaspettatamente.
    “Bene, le metteremo in atto dopo le lezioni”. Faceva sul serio?
    Insomma mi aveva provocato per nulla?
    “Ma Jun..” provai a lamentarmi
    “Sho vai a farti la doccia. Sei eccitante sudato, ma puzzolente no”
    Provai a fargli cambiare idea assumendo l’espressione più tenera che potessi fare, feci sporgere addirittura il labbro inferiore. Ma nulla. Mi infilò dentro una doccia e poi se andò.
    Sentire le gocce d’acqua fredda sul mio corpo, fu un sollievo. Decisi che avrei avuto una dolce e piacevole e vendetta su Jun.

    La mia principale ossessione continuò a provocarmi per tutto il resto della giornata, attraverso intensi sguardi, sfioramenti casuali. Casuali agli occhi degli altri, ma sapevo ben programmati, con l’unico intento di farmi perdere il controllo.
    Mentre mi concentrai nell’ascoltare la lezione, arrivò sul mio banco un foglietto di carta minuziosamente piegato.
    ‘Dopo vieni da me a farmi compagnia…sono tutto solo!’ non avrei potuto confondere la grafia elegante e precisa di Jun.
    ‘Ci devo pensare’ non volevo dargliela subito vinta, soprattutto non desideravo si capacitasse dell’enorme potere che esercitava su di me.
    ‘Vuoi farmi soffrire di solitudine’
    ‘Pensavo di farti soffrire in altro modo’
    Osservai l’espressione di Jun dopo aver letto la mia risposta: arrossì e cercò di nascondere un sorriso imbarazzato. Mi ritenni soddisfatto.
    “Matsumoto-san, trova divertente la pazzia di Lady Macbeth?” il rimprovero del professore riportò la nostra attenzione alla lezione in corso.
    Jun non rispose, abbassò lo sguardo e nascose prontamente i bigliettini, non notati fortunatamente dal professore.
    Dopo qualche minuto, suonò la campane segnando la fine di un’altra giornata scolastica. Satoshi, per tutto il tempo accasciato sul banco, scattò sull’attenti.
    “Sembrate usciti da un romanzo rosa voi due” evidenziò Shige rivolto a me a Jun, mentre ci dirigevamo all’uscita.
    “Scambi di bigliettini romantici, con sfumature molto più terrene di desiderio carnale” continuò Keiichiro con fare teatrale.
    Entrambi arrossimmo sino alla punta dei capelli.
    “Almeno loro si divertono” commentò Shun
    “Perché, tu non ti diverti?” domandò Masaki
    “Se per divertimento intendi attentare alla mia vita, cercando di avvelenarmi, allora preferisco non divertirmi”
    “Ancora! Ma quante volte dovrò scusarmi per farti capire che mi dispiace di averti mandato all’ospedale…E poi ho saputo che anche Jun non è stato bene”
    “Chi? Io?” chiese sorpreso Jun
    “Ah, ho capito!” esclamò Toma “Tranquillo Masa, Jun è stato curato subito da Sho”
    Il ricordo di quella sera invase prepotente i miei pensieri, di questo passo avrei perso sul serio ogni traccia di razionalità.
    “Davvero? Sho-chan non sapevo conoscessi rimedi curativi, me e insegni qualcuno?” l’innocenza di Masaki fu spiazzante.
    “Sì, ti insegna come inc..” intervenne Nino
    “Kazu!” lo rimproverò Satoshi
    Nel frattempo Shun si premunì di tappare le orecchie dell’amico.
    “Perché io vengo sempre escluso dai vostri discorsi, non è giusto!” piagnucolò
    “Masa ho sete, andiamo in un locale a prendere qualcosa di fresco e poi facciamo un giro allo zoo?”
    Shun ormai sapeva come comportarsi con Masaki, cosa fare per distogliere la sua mente da un qualsiasi discorso. Ci salutò e si incamminò portandosi appresso un Masaki spaventosamente entusiasta.

    Come promesso andai a casa di Jun. Misi in atto la mia piccola vendetta: prestai estrema attenzione alle sue reazioni, più volte lo portai quasi al massimo del piacere per poi fermarmi e ripetere tutto. Quando nemmeno io riuscii più a resistere, mi riversai in lui e Jun poco dopo tra i nostri addomi.
    Ogni adolescente conosce perfettamente gli orari delgi altri membri della famiglia. Noi non eravamo da meno. Ogni volta che si presentava l’occasione, ci rintanavamo nella stanza di uno dei due.
    Ancora non mi abituavo all’idea di poterlo tenere così vicino a me. Ascoltare i suoi gemiti, percepire il suo corpo tremare di piacere sotto le dita che facevo scorrere sulla pelle, sentirlo a volte sussurrare, altre volte urlare il mio nome, imparai quali punti erano più sensibili di altri, come muovermi, come baciare e leccare la sua pelle. Fare l’amore con Jun era sempre emozionante.


    Un pomeriggio ce ne stavamo distesi sul letto. Jun con la testa sul mio petto all’altezza del cuore lo ascoltava battere per lui, mentre io accarezzavo delicatamente i suoi capelli sovra pensiero.
    “Jun”
    “Mh”
    “…credo di amarti” mi uscì
    Lui si sollevò piano e incatenò il suo sguardo, sorpreso forse un po’ spaventato, al mio.
    “Sho non si può dire ti amo con leggerezza”
    “Ma io sono serio”
    “Sì…va bene” si alzò dal letto
    “Jun che ti prende?” la situazione iniziò a turbarmi
    “E’ tardi, meglio che torni a casa” Jun cercò i vestiti e si rivestì
    “Jun!”
    “Sho, sono molto stanco”
    “Tutto questo perché ho detto che credo ti amarti?” sentii la frustrazione salire “Jun rispondimi!”
    “Sì!” sbottò
    Qualcosa, da qualche parte nel profondo del mio essere si ammaccò, come una minuscola crepa, quasi invisibile, ma ormai esistente.
    “Sho…scusa…io” cercò di parlare, mi guardò tristemente. No Jun, non mi guardare così, pensai. “Ci vediamo”
    Ascoltai immobile i passi di Jun raggiungere l’ingresso, esitare pochi istanti. Ti prego torna da me. Si chiuse la porta alle spalle uscendo sulla strada.
    Attesi un po’ prima di alzarmi e dirigermi sotto la doccia. Lasciai che l’acqua scorresse sul mio viso insieme alle lacrime. Uscito dalla doccia, mi sentii strano, i miei movimenti risultarono tutti automatici, come se avessi perso la coscienza. In realtà la mia mente pensava solo a Jun.
    Non mi accorsi del reso della famiglia rientrata e nemmeno di mia madre, venuta a cercarmi in camera.
    Posò dolcemente una mano sulla mia spalla.
    “Sho va tutto bene?”
    Non le risposi, ma mi voltai verso di lei. Mi accarezzò la guancia.
    “E’ successo qualcosa con Jun, vero?”
    Non stetti a pensare come lo sapesse, come avesse intuito tutto. Le lacrime ripresero a scorrere copiose. Mi abbracciò. L’effetto del calore materno infranse qualsiasi difesa, maschera contro il dolore e il dispiacere. Piansi senza freno, appoggiandomi su mia madre.
    Quando mi calmai, mi sollevò il volto per guardarmi negli occhi.
    “Ora vai sciacquarti il viso e poi vieni a cenare” mi accarezzò i capelli sorridendo.
    “Grazie” furono le uniche parole che riuscii a pronunciare.

    “Sho perché gli occhi così rossi e gonfi, stavi piangendo?” anche a mio padre non sfuggiva mai nulla. Dovevo inventarmi una scusa in fretta.
    “E‘ la stanchezza, sta sempre studiando è normale” intervenne mia madre in soccorso.
    “Giusto, il massimo dei voti si ottiene solo impegnandosi a fondo. Ecco spiegato il motivo perché Jun-kun non raggiunge i tuoi livelli”
    Ci mancò poco che mi strozzai con il riso.
    “Insomma passate sempre il tempo a studiare insieme, ma avete rendimenti differenti. Spero che tutto ciò non ti rallenti”
    “Non mi rallenta affatto” tagliai corto.
    Finii di mangiare tranquillo e poi tornai nella quiete della mia stanza.
    Il cellulare vibrò sulla scrivania, due messaggi.
    Mittente: Jun
    Oggetto: Mi dispiace!
    Ti chiedo scusa per come ho reagito e mi dispiace essermene andato così. Non mi sono ancora chiare molte cose, ma sono sicuro di non voler rinunciare a te.
    Non risposi, avrei parlato con lui personalmente. Non potei fare a meno di chiedermi quali sentimenti Jun provasse per me.
    Andai avanti e lessi il secondo messaggio.
    Mittente: Masaki
    Oggetto: Aiutami!
    Sho-chan sono in crisi, credo di rischiare la pazzia se continuo così. Ho bisogno di parlarti, è una cosa importante.
    Lessi l’orario di spedizione, risalente a pochi minuti fa. Decisi di chiamarlo. Quando rispose lo sentii allarmato e benché fosse già un po’ tardi decisi di raggiungerlo.


    Capitolo 6
    Bisogna sempre stare all’erta, tenere gli occhi aperti…Non si sa mai quando la vita offrirà un’altra possibilità per rimediare agli errori del passato

    Masaki mi aspettava seduto su una panchina al buio. Arrivai davanti a lui e dovetti poggiare le mani sulle mie ginocchia. Avevo percorso tutto il tragitto di corsa, in pensiero che fosse successo qualcosa di molto grave.
    “Masa che è successo?” chiesi ancora con il fiatone
    “Sho mi dispiace averti fatto correre, ma ho bisogno di confidarmi con qualcuno”
    Sedetti accanto a lui e aspettai che parlasse.
    “Tu cosa senti quando stai vicino a Jun?”
    Una domanda così diretta mi spiazzò. Cosa avrei potuto dirgli, come avrei potuto spiegargli il senso di completezza, rassicurazione, il cuore palpitante, il calore intenso.
    “Cosa intendi?” chiesi a mia volta
    “Tu sei innamorato di Jun, beh quando pensi a lui o stai insieme a lui..che cosa provi? Per esempio ti sembra che ti abbia in pugno? Qualsiasi cosa lui faccia, in te provoca un vortice intenso di emozioni. Il modo in cui ti guarda in certi momenti, che ti sembra di annegare nei suoi occhi” descrisse tutto ciò agitandosi e gesticolando.
    “Masa chi ti piace?” chiesi a bruciapelo. Solo qualcuno innamorato riuscirebbe a parlare in quel modo.
    “Non era mia intenzione mandarlo all’ospedale, solo che era così vicino a me che pensavo di impazzire…mi sono agitato e ho fatto un disastro” eluse la mia domanda, ma capii perfettamente a chi si riferiva.
    “Quindi da quanto tempo Shun ti fa quest’effetto?”
    “Da circa un mese”
    “Mmmh e hai intenzione di continuare così o pensi di dirglielo?”
    “Non lo so, insomma….aah è complicato” strofinò le mani sui capelli “Sho mi aiutarai?” implorò
    “Farò del mio meglio per supportarti” sorrisi
    “Grazie Sho-chan!” esclamò abbracciandomi talmente forte che rischiai di soffocare “Mi sento così sollevato, beh ora sarà meglio andare”.
    Stava per andare via, quando improvvisamente si voltò verso di me.
    “Sho-chan…ma per caso tu e Satoshi avete litigato?”
    La domanda mi sorprese, insomma è vero che tra me e Satoshi ci sono stati dei momenti di tensione, ma nulla di più.
    “No! Perché me lo chiedi?”
    “Così, ultimamente si comporta in modo strano, ma infondo lui è strano” disse sfoderando il migliore dei suoi sorrisi, “Ciao Sho-chan”.
    Tornai a casa con in testa più pensieri di prima:
    Masaki era innamorato di Shun, Satoshi era più strano del solito e Jun…Jun è un idiota.
    Anche quella notte dormii male, per quanto provassi a rilassarmi, ogni volta che stavo per riuscirci appariva davanti a me lo sguardo di Jun prima che uscisse da casa mia.

    “Sakurai sei uno straccio!” una voce arrivò alle mie orecchie. Forse era Toma o forse Shigeaki, non saprei dire. La mia attenzione era diretta completamente al ragazzo che stava seduto vicino a me. Teneva la testa china sul banco, alcuni ciuffi corvini ricadevano sul viso. Sempre impeccabile, sempre bellissimo, sempre Jun. Ma potevo ancora considerarlo il mio Jun?
    Avevo bisogno di parlare con lui. Magari è stata colpa mia, ho fatto qualcosa di male. Dovevo chiarire subito, feci per parlargli, ma i miei propositi furono infranti da un ragazzo disperato.
    “Sho-chan non ce la faccio” si lamentò Masaki
    “Non ce la fai a fare che?”
    Si guardò intorno, poi mi prese il polso e senza dire una parola mi costrinse a seguirlo fin sul tetto della scuola.
    “Masa mi dici che ti prende, sembri un pazzo”
    Tanto per non smentire le mie parole, Masaki iniziò a correre da una parte all’altra dello spazio. Tutto ciò mi procurò un leggero mal di mare.
    “Masa fermati mi sta venendo da vomitare” supplicai
    In risposta lui venne verso di me, si avvicinò più del previsto e mi fissò intensamente.
    “Mi è venuta un’idea” disse, allontanandosi da me “E tu -puntò il dito indice contro di me- mi aiuterai”
    “EEEEEEH” Cosa avrei dovuto fare. Cosa. Cosaaaaaaaaa. Più volte mi domandai il perché mi fossi immischiato in questa storia.
    “Tu mi aiuterai a far ingelosire Shun” disse Masaki con un enorme sorriso.
    “No no no no no no”
    “Ti prego, si tratta solo di passare un po’ di tempo insieme e sorridere più del solito, non ti chiederò nulla in più. Per favore” si mise in ginocchio, abbracciandomi le gambe continuando a ripetere “Ti prego, ti prego”.
    Odiavo questo genere di cose, ma sapevo che se non avrei acconsentito Masaki mi avrebbe perseguitato a vita.

    Per tutto il resto della giornata, aspettai che Jun mi rivolgesse la parola o che almeno mi guardasse. Invece nulla. Calma totale. Se fino a poco fa mi sentivo depresso per ciò che stava accadendo tra noi, a poco a poco iniziai a sentire la rabbia crescere. Non meritavo di essere trattato così. Io mi sono esposto; nel momento in cui pronunciai quelle parole, capii di aver messo la mia intera esistenza nelle mani di Jun…e lui in risposta mi aveva voltato le spalle.
    Arrivò la fine delle lezioni e nessuno dei due aveva rivolto la parola all’altro. Poco prima di andarsene, ebbi l’impressione che si fosse voltato per un attimo verso di me come a chiedere qualcosa. Sarà stata una mia visione, perché se ne andò senza dire una parola.
    “Ehi Masaki, ti va di accompagnarmi a comprare un Cd per mia cugina?” vidi Shun parlare con Masaki. Beh almeno per lui le cose sembravano andare bene. Ma accadde qualcosa che non avevo previsto.
    Masaki venne vicino a me, “Shun mi dispiace, ma avevo promesso a Sho di andare con lui a bere una cioccolata calda”. Lo osservai scioccato. Ma come, la persona che ti piace ti chiede di passare un po’ di tempo insieme e tu non ci vai.
    “Ah!” esclamò Shun, un po’ contrariato “Sarà per un’altra volta” e se ne andò.

    “Masa ma sei scemo?” avrei voluto urlare, ma non mi sembrò l’idea migliore, soprattutto all’interno di un locale.
    “Sho-chan stai tranquillo, fa parte del piano” disse lui tranquillo.
    “Io non ti capisco” scossi la testa
    “L’importante è che mi capisca io…e poi è da tanto che noi due non parliamo di cose serie”
    “Cose serie?! E la nostra conversazione di ieri riguardo il tuo innamoramento per Shun cosa era?”
    “Ok, mister so tutto, ho sbagliato ad esprimermi…cmq io mi riferivo a te? L’ho notato anche ieri, sei giù di morale e oggi tu e Jun non vi siete parlati, men che meno guardati, ho pensato quindi che fosse successo qualcosa, per questo ho declinato l’invito di Shun…insomma tu ieri sei venuto nel bel mezzo della notte a sentire le mie lagne, perciò volevo fare anche io qualcosa per te, e dato che ti ho visto non proprio in forma, ho pensato che distrarti un po’ con qualcuno bevendo un’ottima cioccolata calda ti avrebbe fatto bene…Sho-chan?” mi chiese infine un po’ allarmato.
    “Cosa?” sentii la mia voce tremante.
    Masaki passò un fazzoletto sulla mia guancia. Possibile che stessi piangendo.
    “Come pensavo è successo qualcosa, se ne vuoi parlare fa pure” disse, prese la panna sopra la sua cioccolata e la spostò sulla mia. Lo guardai sorpreso.
    “Non mi guardare così, oggi mi sacrifico, tu hai più bisogno di dolcezza di me in questo momento, anzi…cameriere può portarne altre due, belle grandi e con tanta panna sopra” si voltò poi di nuovo verso di me “E oggi pago io”.

    Passare un po’ tempo con Masaki mi fece bene, mi aiutò a distogliere i pensieri da Jun. Era quasi l’ora di cena, mentre mi avviavo verso casa. Ad un certo punto vidi davanti a me una figura.
    “Shun, come mai da queste parti?” chiesi amichevole
    “Ho due messaggi per te Sakurai” si avvicinò a me. Fu un attimo. Vidi il braccio di Shun muoversi velocemente, un istante dopo ero a terra l’angolo sinistro della bocca che bruciava. Sentii il sapore ferroso del sangue.
    “Questo è da parte mia”
    A mala pena riuscì a capire le sue parole. Un altro pugno, questa volta allo stomaco. Mi mancò il fiato.
    “Questo è da parte di Jun”
    In un attimo sparì. Rimasi qualche minuto immobile. Il dolore era fortissimo. Mille domande affollavano la mia testa.
    Che diamine! Erano tutti impazziti.
    Rientrai pian piano a casa. Come c’era da aspettarsi mia madre appena mi vide in quelle condizioni, entrò in escandescenza. Io tirai fuori la storia di essermi distratto e aver sbattuto contro un palo. I miei parvero crederci, anche se non del tutto convinti, ma d’altronde sapevano benissimo di avere un figlio abbastanza maldestro.
    Dopo aver chetato gli animi dei miei, andai a farmi un bagno caldo.
    Ebbi così il tempo di riflettere su ciò che era successo: se anche Shun era innamorato di Masaki ciò avrebbe spiegato il suo comportamento, forse un po’ esagerato. Ma Jun, cosa c’entrava in tutto ciò?. Cercai le risposte più impensabili, ma per quanto pensassi non riuscivo a capire il perché.

    La mattina dopo, deciso a risolvere la questione, mi presentai a casa di Jun.
    Suonai il campanello. La porta si aprì e mi trovai davanti Jun.
    “Dobbiamo parlare” dissi
    Annuì e mi fece entrare.


    Capitolo 7
    Tutti si voltano verso di lui. “Basta scappare Jun”a parlare è Nino seguito da Satoshi “Non siamo più dei ragazzini del liceo”.
    Jun abbassa la testa. Lo sa bene che non è più un ragazzino, ormai è un uomo.
    “Dovete chiariare una volta per tutte” anche Masaki è stanco dei giochetti.


    Non disse niente. Chiuse la porta e mi fece accomodare sul divano.
    Mi sedetti, ma lui rimase in piedi accanto a me. Mi osservava con le sopracciglia aggrottate.
    “Jun che…”
    “Che ti è successo?” chiese allarmato
    La sua domanda mi lasciò interdetto per un po’. Non riuscivo a capire di cosa stesse parlando, anzi quella stessa domanda avrei dovuto farla io a lui.
    “Mi dici perchè hai il labbro gonfio e un livido a lato della bocca?” se prima mi parve un tantino preoccupato, adesso era quasi isterico.
    “Ah giusto. È uno dei motivi per cui sono qui” non avrei voluto iniziare con questo argomento, ma ormai non avevo altra scelta, “Sono stato preso a pugni e uno era da parte tua”. Lo guardai con aria di sfida.
    Se Jun inizialmente parve sorpreso, poi divenne triste, abbassò lo sguardo, si morse il labbro. Poi il suo sguardo si spostò su di me, sembrò dispiaciuto, ma durò poco perchè subito dopo si arrabbiò.
    “Chi?” sputò quella parola come fosse veleno
    “Cambierebbe qualcosa se ti dicessi chi mi ha preso a pugni? Resta il fatto che erano anche da parte tua” iniziai ad alterarmi e avere Jun accanto in piedi mi stava infastidendo ancora di più. Mi sentivo come sotto processo e Jun era l’inquisitore che voleva rovinarmi.
    Sembrò capire il mio disagio perchè si allontanò e si sedette davanti a me.
    “Ieri Shun mi ha chiesto di fargli compagnia dopo scuola” esordì lui “Sembrava così solo, proprio come mi sentivo io in quel momento. Avevo pensato di starmene per i fatti miei, perchè volevo riflettere, ma alla fine risolsi che distrarmi un po’ con qualcuno mi avrebbe fatto bene”
    Esattamente come successe a me con Masaki, pensai.
    “Dopo aver passato il tempo a ridere e scherzare, vagabondando qua e là, decidemmo di entrare in un locale per prendere una bibita fresca. Non ci aspettavamo di incontrare nessuno, invece c’eravate tu e Masaki. Vi stavate salutando, sorridenti felici” Jun agganciò il mio sguardo al suo “Ti fai abbracciare così facilmente da tutti?”
    La sorpresa fu tale che poco mancò che scassasi in terra.
    “Jun che stai dicendo? Io e Masaki siamo amici”
    “E questo ti da diritto di stargli attaccato come una cozza? E poi non mi sembrava così urgente stare con lui ieri, dato che l’hai visto anche la sera precedente. Pensi che io sia scemo Sho? E poi non è solo Masa? Basta che qualcuno ti faccia gli occhi dolci o sfoderi la carta del povero cucciolo triste e abbandonato che tu caschi come una pera cotta” e tirò fuori una foto di me e Nino abbracciati.
    Non riuscii a parlare, che cosa stava succedendo.
    “E poi vieni a dirmi che mi ami, e ti aspetti pure che ti risponda ‘anche io’?” Jun continuava, ma io non stavo più ascoltando.
    “Ti fidi così poco di me da dovermi spiare?” feci quella domanda con una calma che spaventò anche me. Jun sembrò ferito, ma non quanto lo ero io.
    “Mi credi così meschino da fare una cosa del genere?! Comunque non è questo il punto…La verità è che tu non mi ami Sho”
    Non ci vidi più, mi fiondai su Jun. Afferrai la sua maglia e avvicinai il mio viso al suo, ora spaventato.
    “Ora te lo posso dire: Sei un idiota” sibillai “Ho abbracciato Nino perchè mi ha chiesto aiuto in lacrime, sono stato con Masaki perchè aveva bisogno di aiuto e lo ha chiesto a me” lasciai Jun e mi misi in piedi “Ho fatto tutto questo perchè sono miei amici e se la memoria non mi inganna sono anche i tuoi…Se avessero chiesto aiuto a te, tu avresti voltato loro le spalle?”
    Abbassò lo sguardo.
    “Io ti amo Jun, ma se tu non riesci a fidarti di me, se tu non mi parli…non so come tu ed io….”
    “SMETTILA!” urlò. Jun era in lacrime, così piccolo e indifeso.
    “Te l’ho già detto mi pare” mi guardò, il volto rigato dalle lacrime “Non voglio rinunciare a te…solo che sono così confuso” la voce gli tremò.
    Non avevo mai visto Jun in quelle condizioni.
    “Jun”
    “Sho ho bisogno di te”
    La rabbia di prima era svanita, esisteva solo Jun. Lo abbracciai, “Jun non vado da nessuna parte, non senza te”.
    Jun continuò a piangere per un po’ fra le mie braccia.

    “Ora mi dici chi ti ha preso a pugni?” mi chiese dopo essersi calmato
    “Shun”. Jun rise. “non c’è nulla da ridere, fa male. E poi non ho ancora capito perché l’abbia fatto e perché uno fosse da parte tua”
    “Forse perché dopo avervi visti io sono scappato, quindi avrà pensato che stessi soffrendo parecchio” disse Jun, il capo posato sul mio petto “E in generale credo ti abbia picchiato perché è geloso” concluse
    “Geloso?”
    “Si non te ne sei accorto? Credo che abbia una cotta per il nostro Masa”
    “Eeeeeeeeeh…sul serio, tutto ciò è molto interessante”
    Se le cose stavano così, le pene di Masa sarebbero finite.
    “Sho cosa stai ponderando?”
    “Tu lo sapevi che Masaki è innamorato si Shun?” nel dire ciò mi comparve un enorme sorriso.
    “Ma dai, allora è fatta” alzò il viso verso di me “Ma noi non faremo niente”
    “Cosa? Ma…” cercai di protestare
    “No, no. Ci comporteremo come sempre, tu farai in modo che Masaki passi più tempo con Shun. Io dirò a Shun che era tutto un malinteso e lo spingerò a parlare con lui”
    “Jun…questo tu lo chiami non fare niente” aggrottai la fronte
    “Non essere così fiscale” disse lui e mi baciò.
    “Ahi” piagnucolai allontanandomi.
    “Sho, scusa scusa scusa. Avevo dimenticato che ti ha preso a pugni. Ti fa molto male?”
    “No tranquillo” mentii. Diamine se faceva male. “Ora però te la faccio io una domanda…Come hai avuto la foto e come facevi a sapere che ho incontrato Masaki due notti fa?”
    “Ah. Allora la foto me l’ha data Satoshi, ricordi la festa di Halloween?”
    “Ovvio è stata la prima volta che…”
    “Beh quel giorno Satoshi mi prese da parte; mi diede una busta destinata a lui, dicendomi che gli era arrivata qualche giorno prima e che conteneva qualcosa che avrebbe potuto interessarmi…per quanto riguarda Masa è stato un caso. Dopo essermene andato da casa tua, ho vagato in giro senza meta senza rendermi conto delle ore che passavano, poi accidentalmente ti intravidi correre e ti seguii finchè non incontrasti Masaki”
    “Perché mi seguisti?”
    “Perché avrei voluto parlarti, insomma non è stato carino da parte mia lasciarti in quel modo…quando poi ho visto Masaki aspettarti, mi è tornata alla mente la foto di te e Nino, così sono tornato a casa mia, ero così arrabbiato. Non riuscivo a smettere di pensare che ti stavo perdendo e non sapevo come rimediare”
    “E per questo ieri non mi hai rivolto la parola” Non potevo fare a meno di pensare che se mi avesse parlato subito, o invece di seguirmi come un’ombra mi avesse fermato...ora non saremmo a questo punto. Per quanto io potessi amare Jun, la sua poca fiducia, il suo tenersi tutto per sé, mi ferivano. E poi Jun non mi aveva ancora detto di amarmi.
    Capii che il nostro rapporto per quanto bello, non era più lo stesso. Almeno per me. Qualcosa si era incrinata per sempre e non saremmo più stati in grado di ripararla.
    “Sho tutto bene?” chiese Jun preoccupato
    “Sì tutto a posto”
    “Sei ancora arrabbiato con me” Jun posò le labbra sul mio collo “Hai ragione sai” sentii il suo respiro soffiare sulla mia pelle “Sono proprio un idiota”.
    La sua mano scorse lungo la mia felpa, sino all’estremità. La fece scivolare sotto il tessuto, a contatto con la pelle. Posò dolcemente le labbra sulle mie per non farmi male, nel mentre definì con le dita le linee addominali. Scese ancora a giocherellare con i bottoni dei jeans.
    “Sai” sussurrò “Oggi ho casa libera tutto il giorno, che ne dici di fare pace come si deve” propose con un sorriso malizioso
    “Sono d’accordo” dissi. Portai la mano sinistra sulla sua nuca, avvicinandolo a me. Non sentii più dolore al lato della bocca, così come smisi di pensare, di preoccuparmi.
    Jun si spostò sopra di me, muovendo abilmente le mani.
    Decisamente non era il momento di pensare.
    L’unico elemento importante del momento era essere insieme a Jun e fare l’amore con lui. Dimenticai tutto esistevamo solo noi.


    Capitolo 8
    “Jun posso parlarti?” la voce di Kiku, dopo aver parlato con i genitori di Sho e averli tranquillizzati.
    “Se si tratta di Sho voglio sapere solo se è fuori pericolo e basta” risponde lui.
    “Se sei venuto qui di corsa, credo non sia solo per sapere se si salverà” dice Kiku “Vieni con me”.
    Jun la segue dentro una piccola stanza; chiude la porta dietro di loro e porge a Jun un telefono “E’ il suo cellulare prima di essere investito…stava per chiamarti”. Jun osserva il proprio nome sul display “Ormai…non ha più importanza”.
    Kiku lo osserva, un po’ spazientita “Fai come credi! Ti dico solo una cosa in questo momento Sho è fuori pericolo, ma non è detto che riprenderà mai conoscenza…Io ho fatto tutto il possibile; ora dipende tutto da lui…e da te”.
    “Che c’entro io? Io non ho più nulla da spartire con lui” dice Jun con un misto di frustrazione.
    “Se così stanno le cose, ti voglio fuori dal mio ospedale” afferma Kiku irremovibile “…ma spero che tu ci ripensi. Fidati se ti dico che ha bisogno di te!”.
    “Sono io a non avere più bisogno di lui…da molto tempo” sbotta Jun. Apre di botto la porta e se ne va.


    Il tempo continuò a scorrere, tra alti e bassi: giorni in cui ci saremo tutti presi a cazzotti e altri in cui andavamo d’amore e d’accordo. La nostra mediatrice, Kiku, non c’era più; lei, essendo un anno più grande di noi, si diplomò l’anno prima. Si iscrisse in medicina e avemmo sempre meno opportunità di incontrarla. Tra noi chi la vedeva più spesso era Shigeaki, era lui che la teneva aggiornata sui battibecchi idioti nel nostro gruppo.
    Il nostro ultimo anno di liceo iniziò così, con Kiku assente, Masaki e Shun insieme, io e Jun in una fase di stallo e Nino e Satoshi che non si ignoravano e continuarono ad ignorarsi.


    “Cosa pensi sia successo tra Satoshi e Nino?” chiese Shige una sera in cui fummo di turno insieme per pulire l’aula.
    “Non ne ho idea! Dovresti chiedere a loro” risposi, cancellando le scritte sulla lavagna.
    “Mh…” Shige non disse più niente e si mise ad osservare il vuoto.
    “Pensa a pinzare quei fogli” lo rimproverai.
    Pochi minuti dopo entrò Nino “Ho deciso di venire a darvi una mano”.
    Lo guardammo come fosse impazzito.
    “Che c’è? Sono vostro amico e mi preoccupo per voi, non posso?!” fu la risposta di Nino alle nostre facce scioccate.
    “Si certo! È solo che è…la prima volta che ti offri di dare una mano di tua spontanea volontà”
    “Mi va tutto qui!” fu l’ultima risposta di Nino, prese uno straccio e iniziò a pulire la lavagna dal lato opposto al mio.
    Io e Shige ci scambiammo un’occhiata incredula e continuammo il nostro lavoro in silenzio.
    Finimmo in anticipo grazie all’aiuto di Nino. Shige velocemente sistemò le sue cose, ci salutò e corse via, al contrario mi attardai un po’. Non ero così smanioso di ritornare a casa, come se l’avesse capito Nino mi invitò ad andare da qualche parte a mangiare una fetta di torta con lui. Accettai l’invito senza problemi.
    Passammo davanti a diversi posti, in cui sapevo avremmo potuto trovare delle ottime torte, tra cui vi erano anche le preferite di Nino; eppure lui le superò tutte. Alla fine finimmo in una piccola pasticceria, a me sconosciuta. Ci sedemmo e ordinammo: con piacere notai che tra le scelte vi era anche la torta che ero solito prendere con Jun, d’istinto scelsi che avrei ordinato quella.
    “Sho che ne dici di provare dei gusti nuovi…non siamo mai venuti qui, ogni tanto fa bene cambiare” esordì Nino.
    “….Io veramente…” non sapevo che dire, una parte di me non voleva andare sul sicuro e rimanere ancorata ad un gusto familiare, l’altra parte trovava allettante la proposta di Nino. Vinse la proposta di Nino “Ok…tu che prendi?”
    “Prendiamo questa torta sorpresa, decidono loro il tipo di torta…sembra divertente”
    “Ok vada per la torta a sorpresa” concordai sorridendo. L’idea di mangiare qualcosa di ignoto fu parecchio intrigante.
    Il tutto fu molto divertente: a Nino portarono una torta di pan di spagna, farcita con cioccolato, ai lati sempre cioccolato con mandarle incastonate e poi ricoperta con della crema blu e confettini colorati; a me portarono invece una mille foglie e ad ogni strato un gusto diverso, cioccolato, crema, caramello e marmellata di lamponi. Facemmo metà e metà, così potei assaggiarle entrambe.
    “Secondo te qual è la più buona?” chiesi tra un boccone e l’altro, gli occhi puntati su quei due pezzi di torta fantastici.
    “Mi chiedi di scegliere tra due sapori eccezionali…secondo te qual è?” rigirò la domanda e poi scoppiò a ridere.
    “Che c’è?” chiesi, alzai lo sguardo e lo vidi sbellicarsi dalle risate.
    “Sho sei impareggiabile”. Captai la frase tra le risate.
    “Che ho fatto?”
    Si asciugò le lacrime dal ridere, poi allungò un dito verso la punta del mio naso, tolse della panna blu e si portò il dito alla bocca.
    Lo guardai ammutolito, un po’ perché mi chiesi come ci era finita quella panna sul mio naso, un po’ perché pensai che fosse molto sexy.
    “Capisco perché Jun ami così tanto guardarti mangiare” fece all’improvviso.
    “Eh?”
    “Non te ne sei mai accorto?! Ogni volta che mangi Jun passa il tempo a fissarti”
    Arrossii. Ripensai a tutte le volte che mi ero sporcato e arrossii ancora di più. Ma che figure di merda faccio.
    “Sì, ha visto tutte le tue gaffe quando sei concentrato a mangiare qualcosa che ti piace parecchio…anche quando ti sei macchiato con il succo e hai cercato di coprirlo tutto il giorno o con la mano o con fogli e quaderni…”
    Rimasi di pietra, che Jun lo osservasse potevo anche capirlo, ma che anche Nino mi osservasse così.
    “ Nino…” provai a parlare.
    “Ah, non vorrei fraintendessi è che sei spassoso Sho, sei la mia vittima numero uno e in quanto a figuracce non ti batte nessuno…avrò bisogno di materiale per prenderti in giro o no?” parlò sereno senza nessun problema, come se stesse parlando del tempo della giornata. “Però è carino Jun, passa tutto il tempo ad osservarti…è proprio innamorato” aggiunse, smettendo di sorridere e spostando lo sguardo fuori verso la strada.
    “Beh…anche Satoshi….”
    “Io e lui abbiamo deciso di prenderci una pausa” interruppe lui.
    Ammutolii di nuovo.
    “Dice che ha bisogno di tempo per riflettere” continuò, spostando lo sguardo verso di me, ora triste.
    “Dice?…scusa e tu?”
    “Io….io gli ho detto che andava bene”
    “Nino”
    “Scusa..ma che potevo dirgli, lui mi ha preso alla sprovvista, l’unica cosa che ho potuto fare è stato dirgli ‘Ok’ e andarmene…e ora non ci parliamo nemmeno” abbassò lo sguardo verso il piatto ormai vuoto.
    “Secondo me dovresti parlargli” proposi
    “No…va bene così”
    “No che non va bene, non potete continuare ad ignorarvi” mi scaldai, non capivo perché Nino dovesse farsi del male in questo modo.
    “Per ora va bene così…poi si vedrà…”
    “Ma…” provai a controbattere.
    “No niente ma…finisci di mangiare, io vado a pagare e poi andiamo” mi sorrise e si alzò. Fui ancora più sorpreso, con questa le stranezze di Nino aumentarono. Per quanto si sforzasse nel sembrare normale, non stava affatto bene.
    Camminammo in silenzio per il resto del tempo, finchè non arrivammo alla sua fermata dell’autobus.
    “Grazie” mi disse. In quel momento arrivò l’autobus.
    “Figurati” risposi. Poi Nino salì sul mezzo, rivolgendomi un ultimo sorriso.
    Percorsi la strada verso casa ripensando all’espressione triste di Nino; passai davanti a qualcuno seduto su una scalinata senza prestarci caso, troppo preso dai pensieri.
    “Lo sai che potrei offendermi!”. Mi voltai di scatto, la figura si alzò e mi raggiunse in pochi passi e venne illuminata dalla luce del lampione.
    “Jun, che ci fai qui?” chiesi sorpreso.
    “Ti aspettavo. Anzi è da un po’ che ti aspetto…ti hanno trattenuto a scuola?”
    “Ah..sì è così” risposi senza pensarci. Mi resi conto di stragli mentendo, eppure non potei fare altrimenti.
    “Povero amore, devi essere stanco…dai ti lascio andare a casa ci vediamo domani” disse e fece per andarsene.
    Lo bloccai d’istinto, presi la sua mano e lo trascinai verso la scalinata buia. Sentii urgente il bisogno di baciarlo e lo feci. Lui ricambiò senza esitazione; posai una mano sulla sua guancia e la sentii fredda. Mi assalirono i sensi di colpa: Jun era rimasto per tutto il tempo là fuori, seduto ad aspettarmi e io li avevo pure mentito.
    “Mi dispiace, mi sono attardato con Nino, non immaginavo tu mi stessi aspettando”. Eccola la mia incapacità di mentire a Jun.
    “Già ti avevo anche detto che sarei tornato a casa, pensavo di farti una sorpresa” sorrise “Ma va bene così”. Mi baciò ancora poi si staccò “Buonanotte Sho!” senza aggiungere nient’altro se ne andò, lasciandomi lì ad arrovellarmi il cervello nel chiedere se avessi fatto bene o no a dirgli di Nino.
     
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    oh! Daria sai da quanto l'ho aspettata!! *-* mi metto subito a leggere!
     
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    Perché sono così testoni gli Ohmiya! di sicuro Toshi ha paura se gli ha chiesto una cosa del genere però anche Nino... gli ha detto subito di sì così ç___ç
    Jun è un amore che aspetta Sho per fargli una sorpresa *___* ma ho come il presentimento che quando Sho gli ha detto di essere stato in compagnia di Nino, lui non l'abbia presa particolarmente bene.... mmm... no no...
    Posta presto sorellina *___*<3<3<3<3<3<3 tanti cuori e baci per te!<3
     
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    capitolo 9
    Satoshi osserva Jun andare via, lasciare l’ospedale.
    “Lo odio quando fa così” sbraita Masaki
    “Beh dopo quello gli ha fatto Sho io non ci vorrei più avere niente a che fare se fossi in lui” sbotta Shun.
    Nino si avvicina a Satoshi, lontano dagli altri “Ehi si sistemerà tutto vedrai”
    “Kazu non posso fare a meno di sentirmi in colpa”.


    L’indomani a scuola passai il tempo ad osservare Satoshi; eppure più stavo ad osservarlo più pensavo che non ci fosse nulla di diverso in lui, a parte il fatto che parlasse con Nino solo se strettamente necessario.
    Quando suonò la campanella per la fine delle lezioni, Pi propose di andare tutti insieme al karaoke.
    “Io passo” rispose Shun “sono indietro con la ricerca di storia”
    “Passo anche io” si affrettò a dire Masaki “Ho promesso a mia madre ch sarei andato a fare commissioni con lei”
    “Ok, due in meno gli altri?” chiese Toma
    “Per me va bene” rispose Satoshi
    “Anche per me e Sho va bene” aggiunse Jun. Non mi dispiacque che avesse incluso anche me, avrei detto di sì, ma mi diede un tantino di fastidio, avrei preferito parlare io per me stesso.
    “Nino?..eh?” Pi si guardò intorno “Dov’è finito? Era qui un attimo fa?”
    “L’ho visto uscire, lo raggiungo e glielo chiedo” fece Jun prima di uscire e andarlo a cercare.
    “Kei tu vieni?” chiesi a Keiichiro
    “Eh?”
    “Ehi, stai per caso facendo concorrenza a Satoshi per il titolo ‘Colui che riesce ad estraniarsi in qualsiasi momento’ ?” lo prese in giro Pi
    “Ah…scusate, pensavo ad altro” si giustificò Keiichiro
    “Sì pensavo a Shige” stuzzicò Toma
    “A proposito” esordì Satoshi “Oggi non si è presentato…ed è da un po’ che sembra strano”
    “Sho tu avevi il turno con lui ieri, come ti è sembrato?” chiese Pi
    “Normale…” risposi preso alla sprovvista, ma poi ci pensai un attimo “In effetti, ora che ci penso mi è sembrato meno gioviale del solito”.
    Tutti ci voltammo verso Keiichiro.
    “Che volete…non sono il suo baby sitter” sbuffò “Passo anche io, godetevi il karaoke. Ciao”.
    “Secondo voi cosa è successo?” chiese Pi.
    In quell’istante ritornò Jun, da solo. “Scusate, Nino comunque ha detto che non viene”.
    “Bene..allora andiamo noi” affermò Satoshi “Vi aspetto fuori”.
    Lo osservai uscire, immerso nei pensieri mi domandai che stesse succedendo a tutti.“Sho”.
    Mi ripresi dai miei pensieri e vidi il viso di Jun molto vicino al mio, scrutandomi attentamente. “Ti sei imbambolato?”
    “No, no. Stavo…pensando…” Jun non accennò a cambiare posizione, quando stava così vicino il cervello faceva molta fatica a connettere “a quanto sei bello” conclusi.
    “Stupido!” disse lui sorridendo.
    Raggiungemmo gli altri che ci aspettavano fuori.
    “Sempre a tubare voi due” ci canzonò Toma
    “Perché avete dei problemi?” rispose a tono Jun, mettendomi un braccio intorno alle spalle.
    Ridendo e scherzando passammo il resto del pomeriggio, mi dimenticai dei problemi di Nino, di Shige e Keiichiro, semplicemente mi godetti il tempo con i miei amici e Jun ovviamente.
    Si fece l’ora di tornare a casa, quindi salutai gli altri e con Jun ci dirigemmo insieme verso le nostre case.
    “Certo che Nino si comporta in maniera strana, anche Satoshi non è da meno…credi che abbiano dei problemi?” esordì Jun all’improvviso.
    “Mh…forse” non volevo raccontare a Jun dei fatti personali di Nino, si trattava di una confidenza che doveva tenere per sé.
    “Tu hai detto che ieri sei stato con lui, non ti ha detto niente al riguardo?” Jun si fece sempre più insistente.
    “No, abbiamo parlato solo di videogiochi” troncai la conversazione.
    “Ah!” fu l’ultimo suono che emise Jun, prima di rinchiudersi nel silenzio.
    “Senti perché non vieni a cena da me?” chiesi. Odiavo quando Jun se ne stava in silenzio così, significava che c’era qualcosa che lo turbava.
    “Ok! Devo avvisare i miei e dire che rimarrò anche a dormire da te?” sorrise malizioso.
    “Vuoi rimanere a dormire” chiesi a mia volta.
    “Tu mi vuoi?”
    “Io ti voglio sempre” sorrisi a mia volta. Si finse sconvolto e scioccato “Ma tu guarda, ma non pensi ad altro?”
    “Sei tu quello che non pensi ad altro, io ho solo risposto alla tua domanda sul volerti far restare a dormire da me”. Scherzare tra di noi in quel modo era sempre uno spasso, ogni volta continuavamo così finchè uno dei due non cedeva. Pensai di aver vinto con l’ultima frase.
    “Quindi se ti mandassi a dormire da tua sorella e io dormo in camera tua, non faresti obiezioni”
    “Eh!”esclamai visibilmente deluso, Jun riusciva sempre a fregarmi.
    “Yatta! Ho vinto anche questa volta” disse con soddisfazione “Sho, ma possibile che tu non riesca a tenermi testa?!” sorride, avvicinandosi a me.
    “Preparati perché stanotte dormi in terrazza” dichiarai fingendomi offeso.
    “Eh? Non faresti mai una cosa così crudele”
    “Mi stai mettendo alla prova?”
    “Che cattiveria! E se mi viene il raffreddore, poi tu ti sentirai in colpa”
    “Almeno starei un in pace”
    “Ah, questo è troppo Sakurai, mi stai forse dicendo che sono insopportabile”
    “Assolutamente insopportabile!”
    “Questo è troppo!” fece per voltarsi e andarsene.
    “Dove vai, fermo lì” lo afferrai per la manica, riportandolo vicino a me.
    “Supplicami!”
    “Farò qualcosa di meglio” e posai dolcemente le mie labbra sulle sue.
    “Mh, sei perdonato, per ora” sentenziò “Però stanotte voglio gli interessi”
    “Ma non pensi ad altro?” ripetei le sue stesse parole.
    “No, mi viene molto difficile” rispose con innocenza.
    Mi misi a ridere, solo lui poteva uscirsene con una risposta del genere e farla passare per normalità. Iniziò e ridere anche lui.


    Le settimane passavano e tutto sembrava scorrere normalmente. Non ebbi più occasione di parlare con Nino dei suoi problemi, lui viceversa continuò a comportarsi come al solito, lanciando frecciatine e prendendo in giro le sue prede preferite: me e Masaki. Anche Satoshi continuò a comportarsi al solito, perennemente come se fosse su un altro pianeta, continuò ad addormentarsi il classe e fare lo scemo ogni tanto con le sue facce buffe.
    Tra me e Jun le cose andavano alla grande, le vacanze estive si avvicinavano e noi programmavamo di passarle insieme muovendoci un po’ qua e là per il Kansai.
    Chi sembrava strano era Shige, i suoi voti calarono di botto, lui che insieme a me era il migliore della scuola. Chi mi diede conferma che qualcosa non andava, fu Keiichiro: iniziò ad essere visibilmente protettivo nei suoi confronti.
    E poi un giorno tutti avemmo la conferma che ci fosse qualcosa di grosso dietro il cambiamento di Shige.
    “Buongiorno” salutai entrando in classe. Jun ripose rivolgendomi un enorme sorriso.
    “Sho-chan” sentii la voce squillante di Masaki
    “Masa non urlare” lo rimproverarono insieme Pi e Toma
    “Non vorrai svegliare oji-chan” aggiunse Shun, indicando Satoshi profondamente addormentato sul banco.
    “Buongiorno Sho!” salutò Nino sollevando appena gli occhi dal suo GameBoyAdvance.
    “Ehi ma quelli lì non sono Koyama-kun e Kato-kun!” esclamò una compagna di classe guardando fuori dalla finestra.
    Tutti noi ci precipitammo alle finestre per vedere cosa stesse succedendo.
    Senza dubbio in cortile c’erano Kei e Shige e sembrava stessero litigando, poi uno si allontanò e si diresse verso l’ingresso, l’altro aspettò qualche minuto e poi fece altrettanto. Tutti riprendemmo i nostri posti, come se nulla fosse successo. Qualche istante dopo comparve Shige, in silenzio andò a sedersi al proprio posto, poco dopo arrivò anche Keiichiro. “Buongiorno” salutò piano, andando anche lui a sedersi al suo posto senza degnare di uno sguardo il compagno.
    In quell’atmosfera di tensione iniziarono le lezioni; arrivò l’ora di educazione fisica, uscimmo tutti fuori dato che era una bella giornata. La lezione si incentrò sul percorso, io non ne fui affatto felice; feci un marea di figuracce: inciampai nella corda, non azzeccai mezzo passo nel saltare i cerchi e feci cadere la metà dei coni durante lo slalom.
    “Sei una schiappa” mi sussurrò Jun all’orecchio.
    La consolazione fu vedere che nemmeno Shige se la cavava bene e Masaki riuscii a fare più errori di me, con tanto di caduta. Il professore annunciò l’ultima prova sul percorso e quella sarebbe stata valutata, ci diede un ordine e con mia grandissima sfortuna risultai essere terzo, ma almeno non avrei dovuto aspettare che tutti gli altri si facessero la doccia.
    Il primo fu Keiichiro che superò il percorso eccellentemente; il secondo fu Shige, non se la cavò ne bene ne male, semplicemente riuscì a rientrare nella sufficienza; poi fu il mio turno, ci impiegai 3 minuti e mezzo, per un percorso fattibile nella metà del tempo, però almeno non feci nessun errore. Più leggero, per essermi liberato di quella prova diabolica, mi diressi verso gli spogliatoi, feci per aprire la porta ed entrare, ma mi bloccai sentendo gli altri due litigare.
    “Smettila di starmi sempre così addosso, lasciami respirare” sbraitava Shige.
    “NO! Tu hai un problema” ribattè Keiichiro
    “E anche se fosse non ti riguarda”
    “Shige perché ti comporti così”
    “Basta, ne ho abbastanza…perché non mi laSCIATE TUTTI IN PACE!” urlò. Sentii un rumore, come un tonfo, poi dei passi, d’istinto mi nascosi dietro la porta appiattendomi contro il muro. Vidi uscire Shige, visibilmente irritato, aspettai un altro po’ e poi entrai negli spogliatoi. Sentii l’acqua di una delle docce e diedi per scontato che Keiichiro fosse lì dentro, mi guardai poi intorno e notai che la roba di Shige era tutta a terra. Senza dire una parola, mi infilai in una delle docce rimaste vuote.
    Mi chiesi se avremmo mai avuto un momento di pace.
     
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    Oh, scusate, ma so' rincoglionita!

    La scarico e appena ho un attimo me la leggo!
     
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    Questa fic è molto bella, perché non è stata continuata?
    Che succede ai ragazzi?
    E' un peccato che non è stata completata.
     
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    E' bellissima questa storia Daria *__* non la continuerai? :(
     
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    Ci sto lavorando, anche perché ho pensato a lungo al finale e tra uni eccetera l'ho dovuta interrompere, ma la concluderó ;)
     
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