ARASHIC - Arashi Forum - 嵐 フォーラム

Posts written by HarukaOikawa

  1. .
    Io avevo visto ma non ho proprio avuto il tempo di condividere l'informazione! <.<
    Comunque ormai chi li ferma più?
    Prossimo step? Più toccatine in generale!! Please! 💜❤️
  2. .
    Scusate se ci ho messo tanto a scrivere il nuovo capitolo ma sono stata presissima e onestamente le idee scarseggiavano!
    Non è concluso ma penso di aver raggiunto la fase finale, ormai.
    Vi lascio al capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate!! :wub:

    Capitolo VII

    Era da tempo che non respiravo a pieni polmoni. Questa notte l’aria è fredda. All’orizzonte si vedono delle grigie nubi cariche di pioggia avvicinarsi alla citta. Mi fermo con il naso volto al cielo ad annusare l’aria, un lampo squarcia i cieli in lontananza, tra non molto inizierà a piovere anche qui.
    Mi stringo nel cappotto e riprendo a camminare.
    Ho lasciato Masaki addormentato sul mio divano, dopo aver passato ore ad ascoltare le mie insicurezze, le mie paure e i miei errori è crollato. Sono rimasto ad osservarlo per più di un quarto d’ora. Le parole che mi aveva rivolto poco prima erano penetrate in profondità nella mia anima.
    “Nemmeno Jun-chan sta bene…”
    Mi aveva ascoltato con attenzione, quasi senza intervenire, nel mio lento sproloquiare prima di dire la sua ed invertire i nostri ruoli. Ogni parola, ogni sillaba, ogni lettera scaturite dalla sua voce erano state una pugnalata nella schiena e, allo stesso tempo, l’ancora di salvezza che tanto avevo bramato.
    “…anche lui prova qualcosa per te…”
    Ho smesso di respirare…
    “…perché non chiedi direttamente conferma a lui…”
    …per l’ultima volta, mi sono detto.
    Testardamente mi sono rifiutato di ascoltare il suo consiglio.
    “Non andrò da lui…non insistere...”
    Eppure qualcosa in me è scattato. Le parole di Masaki ormai avevano premuto il giusto interruttore. Mentre lo guardavo sonnecchiare, il volto che mi compariva davanti agli occhi era sempre e solo quello di Jun. Avrei dato tutta la mia fortuna, tutto il mio talento, tutta la mia fama, avrei dato qualunque cosa pur di poter osservare, ancora una volta, il volto addormentato di Jun. Pur di poter rivivere con lui quei brevi istanti di vita quotidiana che quando erano alla mia portata io ho irrimediabilmente sottovalutato
    In quei mesi ero in grado solo di vedere le cose dal verso sbagliato, in negativo. Se solo avessi saputo che perdere quei momenti, per via delle mie paranoie, sarebbe stato così terribile non avrei mai e poi mai rischiato tutto come invece ho finito col fare.
    Sono uscito di casa in tutta calma. Non ho preso l’auto non perché, anche questa volta, io volessi farlo aspettare, ma per darmi il tempo di mettere insieme i sentimenti che finalmente voglio esprimere a tutti polmoni.
    Non temo di cambiare decisione e nemmeno temo la sua risposta. Questa volta farò le cose per bene e poi quel dovrà accadere, accadrà.
    Prima di entrare faccio un veloce giro della casa. In salotto le luci sono accese. Ho con me le chiavi che aprono quel portone ma decido, per questa volta, di non usarle. Perché entrerò da ospite in questa casa ma sarà per l’ultima volta.
    Suono il campanello ma nessuno viene ad aprire.
    Riprovo una seconda volta, deciso a non arrendermi, lasciandolo suonare più a lungo.
    La porta si apre stancamente, senza che lui si chieda chi possa essere a quell’ora, senza preoccuparsi della possibilità che a suonare sia una qualche fan impazzita, si presenta davanti a me e finalmente posso di nuovo vederlo.
    Non so se descrivere la sua espressione assonnata o semplicemente rassegnata.
    Si scosta dalla porta e mi invita ad entrare senza che ci scambiamo nemmeno una parola.
    Mi chiedo se per caso lui mi stesse aspettando…
    Impossibile.
    Fino a un’ora fa nemmeno io sapevo che mi sarei presentato a casa sua, eppure i suoi occhi nocciola non tradiscono alcuna sorpresa.
    Mi indica con un gesto la poltrona mentre lui si accomoda difronte, sul divano.
    Sul tavolino di cristallo è posata una bottiglia di vino rosso mezza piena e un bicchiere vuoto al cui interno sono residuate alcune gocce di alcool.
    Prende la bottiglia e versa due dita di liquido nel bicchiere ma anziché berlo lo fa roteare tra le mani e osserva rapito il piccolissimo ciclone che si crea al suo interno.
    Un tuono fa tremare le finestre ma siamo entrambi rinchiusi nella nostra bolla di sapone, non può raggiungerci più niente e nessuno, adesso.
    Una ciocca di capelli gli cade sul viso e lui la scosta dietro all’orecchio meccanicamente.
    “…è distratto, capita ogni volta che tra voi succede qualcosa…”
    Posso vedere l’effetto che ha la mia persona su di lui.
    Come se Masaki mi avesse tolto le fette di salame che mi offuscavano lo sguardo posso finalmente vedere il vero volto di Jun.
    Mi alzo dalla poltrona e sfilo dalla sua mano il bicchiere che riposo accuratamente sul tavolino, attirando la sua attenzione.
    I suoi occhi si mettono a seguire ogni mio movimento e quando prendo posto di fianco a lui i nostri sguardi sono lontani solo pochi centimetri.
    Accarezzo la sua guancia morbida fino in fondo al collo e finisco col posare la mano sul suo petto. I battiti del suo cuore sono veloci quanto i miei. Sembriamo entrambi così calmi all’esterno eppure abbiamo nelle nostre casse toraciche c’è un tale fracasso.
    La mia mano si solleva a ritmo con il suo cuore, lui posa la sua mano sulla mia.
    Il suo sguardo è ferito.
    Ferito da me ed io non posso sopportarlo.
    Mi avvicino e poso le mie labbra sulle sue.
    Inizialmente ricambia ma mi allontana da sé brutalmente nel giro di un istante. Con la mano si asciuga vigorosamente le labbra come per cancellarvi la mia presenza.
    Sta per piangere ed anche se non è qualcosa che ho avuto modo di vedere spesso so, per certo, che questa volta le lacrime lo sopraffaranno.
    “Sono così stupido…” sussurra.
    La bolla scoppia e io non sono più nuovamente in grado di comprenderlo, sta per sfuggire di nuovo dalla mia presa ma questa volta io sono diverso. Sono più risoluto e non ho paura di sapere. Afferrò il suo polso ed insieme anche il suo cuore.
    “Questa volta non ti permetto di scappare da me!” urlo con decisione.
    “Non sto scappando…” mi risponde lui a tono, ricacciando indietro le lacrime.
    “Invece si, scappi! Scappi a gambe levate ogni volta che mi avvicinò troppo al tuo cuore ma non ho più intenzione di lasciatelo fare!”
    Per la prima volta non mi pare più così sicuro di sé: “quindi dovrei lasciarti fare tutto quello che vuoi con me?”
    “Tutto quello che voglio? Che cosa vorrebbe dire…”
    “Pensi di venire a cercarmi ogni volta che ti fa comodo? Scoparmi e poi lasciarmi in un angolo quando non ti servo più?”
    Allento la presa sul suo polso per via dello shock e lui ne approfitta per divincolarsi.
    “Pensi davvero che per me sia solo questo?”
    Sento un dolore lancinante al petto nel vederlo strofinare il polso rosso che, evidentemente, ho stretto con troppa foga ma è l’espressione di dolore che calca il suo viso a farmi più male.
    Mi rendo conto in quel momento che per tutto il tempo in cui siamo stati insieme per non essere io ferito da lui mi sono convinto che tra noi ci fosse affetto, solo sesso e che questa mia convinzione ha finito col condizionare il mio comportamento e contemporaneamente i suoi sentimenti.
    “…io ti amo…” finisco col sussurrare con gli occhi lucidi.
    “Cosa?” mi domanda lui con stupore.
    “Io ti amo!” urlò questa volta e mi lancio su di lui. Spingo le sue spalle all’indietro fino a che il divano non ferma la loro discesa e lui si ritrova disteso, sotto di me.
    “Ci sono un’infinità di cose per cui devo scusarmi con te ma voglio iniziare con la più importante…” le lacrime sgorgano dai miei occhi “…non ti ho mai considerato come qualcuno con cui fare sesso quando mi pare, ho provato a convincermi che fosse così ma i miei sentimenti per te sono sempre stati pieni zeppi d’amore. La paura che tu non mi ricambiassi mi ha spinto a comportarmi nel modo peggiore e ti ho fatto fraintendere ogni cosa.” Mi prendo un secondo per respirare e poi finalmente mando all’aria la mia compostezza e sputo fuori tutti quello che provo per lui da più tempo di quel che immagino. “Mi dispiace tantissimo di averti ferito perché io ti amo, Jun! Ti amo più di chiunque altro al mondo!”
    Alzo il volto e trovo i suoi occhi pieni di bellissime lacrime.
    “Pensavo che… che…” prova a dirmi con la voce rotta dal pianto “…che tu… mi odiassi! Ero così entusiasta quando ti sentivo aprire la porta di casa che finivo con il correrti incontro ma tu eri sempre così arrabbiato quando mi vedevi. Mi scopavi senza rivolgermi nemmeno una parola, evitavi di baciarmi e in pubblico evitati di parlarmi. Nelle interviste definisci sempre tutti tuoi amici tranne me ed io…”
    Il pianto si è fatto talmente forte da non permettergli nemmeno di parlare.
    Come sono stato stupido ed egoista.
    Non ho mai capito niente, proprio come da ragazzi ho rifatto gli stessi identici errori. Lui era così puro ed onesto, mi urlava a gran voce il suo amore per me ma io ero troppo spaventato, troppo ceco per rendermene conto.
    Poso la mia fronte sulla sua e asciugo quelle lacrime solo mie.
    “Mi dispiace tanto… ma io ti amo! Ti amo tantissimo Jun!”
    “Ti amo anche io…” sorride per la prima volta da mesi. “Ti amo da quando ho quattordici anni!”
    Un tremore attraversa tutto il mio corpo e il bacio che gli riservo questa volta è completamente diverso dagli altri. Non è famelico ma dolce e carezzevole.
    “Non darò più ogni cosa per scontata… questa volta voglio prendermi cura di te…”
    Annuisce mentre mi osserva con un’intensità tale da farmi bruciare il cuore.
    Finalmente i suoi occhi hanno ripreso a guardarmi, sono tornati da me e, d’ora in poi, li custodirò per sempre come il mio tesoro più grande.
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    Bellissimo capitolo Shin! *__* Farei carte false per venire stalkerata così da Sho-chan!
    Ho riso un sacco! Grazie 💜
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    Provo anche io! \(♡.♡)/
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    Reira ❤ Sonia 💚 grazie mille per aver letto e commentato anche questo capitolo! 😍😍

    Sonia, bella l'idea dei fiori afrodisiaci!! 😂😂😂
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    Buona sera a tutte! Vi porto il nuovo capitolo un po in ritardo, perdonatemi! ಥ_ಥ
    Questa è stata una settimana stremante, e la prossima non sarà da meno!
    Vi lascio alla lettura, fatemi sapere cosa ne pensate...(っ◔◡◔)っ ♥


    Capitolo VI

    “Secondo te, ho fatto la scelta giusta?”
    “Quando mai, Matsumoto Jun, fa la scelta sbagliata?”
    Il suo volto si illumina improvvisamente.
    Sono io, o la luce è più forte adesso? Mi schermo gli occhi con una mano ma non smetto di osservare il suo viso perfetto.
    “Credo mi odi…”
    Aggiunge con un sorriso un po’ triste.
    “Un giorno capirà, è stato per il suo bene.”
    Annuisce con più convinzione.
    Da circa un’ora ci crogioliamo al sole come due lucertole nel bel mezzo del suo giardino curato. La barriera di siepe, che ha fatto erigere come prima cosa quando ha acquistato questa casa, ci protegge da occhi indiscreti. Un paio di pini raggiungono il tetto dell’abitazione, una cornice di girasoli ricopre il perimetro del giardino. Un’aiuola è dedicata ai tulipani ed ai narcisi, un’altra alle margherite e alle viole. Diversi cespugli sono sparsi ovunque, alcuni sono in fiore altri stanno già facendo frutto. Solamente sotto al gazebo il prato non è ricoperto di flora. L’erba è corta, il giardiniere deve averla da poco tagliata perché posso sentirne ancora il profumo nell’aria. Siamo seduti sul pianerottolo che conduce alla veranda, con i volti rivolti verso il cielo, ci concediamo un bagno di sole. Se non fosse per la sua angoscia ancora un po’ persistente, potremmo definirlo un pomeriggio domenicale dedito al completo relax.
    Eppure posso percepire i suoi nervi ancora un po’ tesi.
    “Stiamo attenti a non abbronzarci troppo altrimenti, Oh-chan, non sarà l’unico a venir rimproverato domattina.”
    Scherzo nella speranza di migliorare il suo umore anche se lo conosco fin troppo bene da non aspettarmi un repentino cambiamento.
    Quando un paio di ore prima mi ha telefonato chiedendomi di raggiungerlo sono stato pervaso dall’euforia, senza nemmeno sapere il perché di quel sentimento sono uscito di casa in fretta e furia.
    “La figlia di un mio amico è scappata di casa dopo un litigio con il padre e si è rifugiata da me…”
    Non era quello che mi aspettavo quando al cellulare mi aveva confessato di sentire il bisogno di parlare con me eppure mi ero sentito appagato, importante, e ne ero lieto. Per la prima volta aveva scelto di confidare le sue preoccupazioni al sottoscritto, non al Riida, né a Masaki né a Nino. Jun aveva scelto me e non importava quale fosse il motivo per cui non si era rivolto agli altri.
    “Mi ha implorato di non informare i suoi genitori ma non potevo non avvertirli, quando li ho chiamati per avvisarli che la ragazzina si trovava da me sono quasi scoppiati in lacrime...”
    Per me era palese che la sua decisione fosse l’unica plausibile ma per lui era diverso. Aver disilluso una sua fan, sentirle rivolgere parole di disprezzo nei suoi confronti, non poter asciugare le sue lacrime di rabbia… Per lui erano tutti fallimenti e Jun difficilmente riusciva a perdonare sé stesso, anche quando non aveva colpe.
    Socchiudo gli occhi per poterlo osservare e guardandolo mi chiedo come mai le persone vedono solo il suo lato deciso e forte anziché quello migliore, quello sensibile e premuroso.
    Dopo aver chiacchierato a lungo di quello spiacevole fatto e dopo averlo convinto di aver agito nel modo giusto siamo rimasti per un po’ in silenzio a goderci la quiete.
    Il cinguettare dei passeri… il profumo dell’erba… il calore dei raggi del sole… i suoi occhi chiusi… una goccia di sudore che cola dalla sua tempia… Mi avvento sulle sue labbra.
    Jun spalanca gli occhi sorpreso. Aspetto che mi allontani in malo modo ed invece ricambia il mio bacio. Passo una mano tra i suoi capelli e lo adagio sul pianerottolo. Il mio sudore si mischia al suo quando i nostri corpi entrano in contatto.
    “Solo per questa volta…” Sussurro al suo orecchio. Lui annuisce ed io poso la mia pelle rovente alla sua.
    Una settimana dopo aver fatto l’amore per la prima volta ci ritroviamo a condividere lo stesso albergo.
    Io con le troupe di News Zero, lui con quella del suo drama.
    Lo invito nella mia stanza per brindare agli Arashi e finiamo nudi nel mio letto.
    Nessuno dei due prova dei sentimenti, si tratta solo di sesso.
    Propongo di rendere questo tipo di incontri una consuetudine per scacciare la tensione. Frequentare una donna è troppo complicato per noi, anche solo cercarne una per divertirsi è un problema se sei famoso quanto lo siamo noi.
    “Così è più facile…”
    Dopotutto entrambi abbiamo delle necessità.
    Da una volta diventano due. Da due a tre… da tre a quattro… finché scopare la notte mettendoci tutta la passione che abbiamo non finisce con il diventare un’abitudine.


    Scolo un’altra birra e getto la lattina vuota per terra.
    Non riesco a ricordare quando le cose tra me e Jun hanno iniziato a complicarsi. Mi spremo le meningi per tutta la sera ma la risposta è sempre la stessa: fin dall’inizio.
    Ho commesso lo sbaglio di credere che il mio desiderio di possederlo non fosse correlato ai sentimenti che provavo per lui ed ho finito con il ferire entrambi. Non avrei mai dovuto iniziare questa storia, adesso le cose tra noi andrebbero alla grande. Eravamo quasi tronati quelli di un tempo… non sarebbe trascorso ancora molto tempo prima di tornare ad essere due ottimi amici.
    Sospiro, nella speranza di riavvolgere la pellicola della mia vita apro un’altra lattina.
    Le due settimane seguenti al “litigio”, se così si può chiamare, con Jun, i miei impegni con la televisione mi salvano dal dover incontrare i membri.
    Una persona sensata avrebbe immediatamente sollevato la cornetta del telefono e fatto un colpo a Jun per scusarsi del suo comportamento irrispettoso e sconsiderato.
    Una persona sensata non sarebbe fuggita a gambe levate, non si sarebbe limitata a nascondere la testa nella sabbia con la speranza che, una volta riemersa, i nodi venissero al pettine per conto loro.
    Una persona sensata non avrebbe fatto nulla del genere.
    Il rammarico corrode, da quel pomeriggio, il mio stomaco perennemente dolorante.
    “Sakurai-san, non mi sembra molto in forma oggi…” oppure “Sakurai-san ha bisogno di una pausa?” o ancora “Sakurai-san deve prendersi più cura di sé stesso…”
    Queste sono solo alcune delle frasi che ultimamente mi sento rivolgere. Disprezzo le persone che credono di dare un buon consiglio utilizzando delle inutili frasi fatte.
    La sera fuggo da tutto. Mi rinchiudo nel mio appartamento e sparo la musica a tutto volume nel tentativo di azzittire la mia coscienza e le loro fastidiosissime voci. Solo in questo modo riesco a sopravvivere alle giornate che si susseguono incessantemente.

    “Sho-chan… parliamo…”
    La tuta blu, i calzettoni di lana ed i capelli spettinati non mi rendono particolarmente presentabile ma anche questa sera, in casa mia, si sta consumando la mia esistenza, perciò l’aspetto è l’ultima cosa ad impensierirmi. Mi scosto dalla porta per farlo entrare.
    “Siediti dove ti pare…”
    Mi ringrazia con reverenza ma mi rendo conto che in realtà si trova in difficoltà. Il salone è un casino. Sono due settimane che non do una ripulita. Ci sono spazzatura e panni sporchi ovunque. Libero un angolo del sofà per farlo sedere gettando a terra un cartone della pizza, un paio di giornali e una maglietta sudata. Lui osserva con circospezione il tessuto macchiato di qualcosa che ho rovesciato senza sapere di cosa si tratti, poi decide di lasciare perdere l’igiene e si siede con un sospiro. Io mi accomodo all’altro capo, sopra la tuta che indossavo qualche giorno fa e il sacchetto di patatine che ho appena consumato. La carta scricchiola quando incrocio le gambe. Lui osserva ogni angolo dell’appartamento con circospezione. Il suo sguardo si fa sempre più sorpreso a mano a mano che scova nuovi cartocci, infine si posa sulla mia persona. Ricambio con sfida la smorfia di disgusto che mi rivolge ma, anziché dirmi qualcosa di maleducato o semplicemente vero, opta per un sorriso imbarazzato.
    Chi se ne frega.
    Mi lavo tutti i giorni ed al lavoro ci vado sistemato per bene, più o meno, quando sono in privato voglio potermi comportare come mi pare. La mia casa riproduce lo stesso casino che ho in testa. Se la sporcizia non gli piace può anche andarsene.
    Lui invece mi sorride dolcemente.
    “Ultimamente devi essere parecchio impegnato…”
    Mugugno qualcosa di affermativo, senza sbilanciarmi con delle motivazioni ridicole. Lui mantiene la sua compostezza.
    “È un po' che non ci vediamo…” mantiene, perfino il suo sorriso.
    Annuisco.
    “Ieri il tuo manager ci ha chiamati dicendoci, all’improvviso, che eri troppo occupato per partecipare alle riprese di VS Arashi, abbiamo dovuto rimandare alla settimana prossima.”
    “…Capisco…” bofonchio. Probabilmente troverò una scusa per posticipare ancora e ancora e ancora… Da quel giorno sono entrato in un loop infinito di scuse e non ho idea di come fuoriuscirne. Nonostante io mi renda conto di non poter rimandare per sempre l’inevitabile non sono abbastanza lucido da affrontare questa realtà.
    Rimaniamo qualche minuto in completo silenzio. Raccolgo da terra una bottiglietta d’acqua mezza vuota e la sorseggio, tanto per fare un po’ di rumore. Probabilmente lui non sa come proseguire il discorso che è venuto a propinarmi, qualunque esso sia. Per me va bene anche stare in silenzio, dopotutto non ho la minima voglia di parlare con lui, il problema è che la sua presenza interferisce con i miei progetti.
    Rido.
    I miei progetti comprendono l’autocommiserazione e qualche lattina di birra. Spero davvero che lui mi lasci presto in pace.
    “Veramente io… avrei da fare…”
    “Fare cosa? Il bucato?”
    Scoppia a ridere da solo per quella che dovrebbe essere una gran battuta ma non ha fatto i conti con il pubblico con cui questa sera ha a che fare. Io non sono decisamente dell’umore.
    “Non ti offendere Masaki ma ho lavorato tutto il giorno, sono in piedi dalle cinque di questa mattina per girare, non ho pranzato e non ho ancora nemmeno cenato quindi…” Accompagno le parole con un gesto allusivo riguardo la direzione che vorrei lui prendesse ma Aiba Masaki è una persona estremamente persistente e testarda. Non si alza né si scompone, semplicemente mi ignora.
    “Mi chiedevo cosa fosse successo…”
    Educatamente seduto e con estrema calma, come se non lo avessi poc’anzi invitato ad abbandonare la mia dimora, lui dà il via al discorso che più di tutti voglio evitare di avere.
    “Non è successo niente…” Cerco di dire con nonchalance nonostante il crescente nervosismo.
    “Quindi è perché non è successo niente che non abbiamo tue notizie da più di due settimane?”
    Il tono della sua voce è severo ma allo stesso tempo controllato. Senza rendermene conto ho preso a giocherellare con la cerniera della felpa.
    “Sono stato impegnato con le riprese…”
    “Da quanti anni pensi che ti conosca Sho-chan?”
    “Cosa c’entra questo adesso?”
    “Rispondi e basta!” Mascherare un ordine con un simile sorriso dovrebbe essere illegale.
    “…Quasi una ventina di anni…” Borbotto.
    “Pensi davvero che dopo tutto questo tempo, io, non sappia distinguere tra il solito Sho-chan e… questo?”
    Mi indica. Non riesco più a stare seduto. Mi alzo e prendo a gironzolare per il salotto.
    “Non è come pensi…”
    “Perché? Cosa credi io stia pensando?”
    “Non… non è il momento di avere una conversazione a cuore aperto…” mi avvio verso la porta “…Credo faresti meglio ad andare, è già tardi e…”
    “Se pensi che me ne andrò senza averti fatto sputare il rospo, questa sera stessa, ti sbagli di grosso Sakurai-san!” Il modo in cui inizia a sgridarmi mi ricorda che Masaki non conosce il termine pazienza. Ha perso in fretta l’autocontrollo che vantava appena entrato.
    “Salti gli impegni da due settimane e fai di tutto per evitarci, credimi non sono assolutamente dell’umore per lasciarti fare le tue scenate… quindi siediti su quel dannato porcile e muoviti a parlare, perché altrimenti non rispondo più delle mie azioni!”
    Il calmo e tranquillo Masaki diventa assolutamente spaventoso quando perde le staffe, me ne ero quasi dimenticato. Come se fosse stata la mia stessa madre ad impartirmi quell’ordine, lascio andare la maniglia della porta e torno, con lo sguardo basso e la coda tra le gambe, a sedermi al mio posto. Quando trovo il coraggio di guardarlo Aiba è tornato il solito Aiba.
    “Io, Nino e Satoshi vorremmo seriamente aiutarvi ma voi non ce lo permettete. Vi fidate così poco di noi?”
    “Non è questo…”
    “Allora dateci almeno una possibilità.”
    Realizzo a posteriori che non ha usato il singolare.
    “Cosa intendi con voi?” Chiedo con circospezione.
    Incurante della sporcizia Masaki mi si avvicina e prende tra le sue grandi mani calde, le mie. La sua vicinanza mi fa sentire vulnerabile ma mantengo il controllo. Posso farlo.
    “Non sei l’unico a farci preoccupare, ultimamente si comporta in modo strano anche Jun-chan…”
    Adesso ho paura.
    “In realtà è qualche mese che lui si comporta in modo strano.”
    Qualche mese? Ma se il “fattaccio” è avvenuto solo un paio di settimane fa?
    “Spiegami…” Senza rendermene conto lo chiedo implorando.
    Cosa succede a Jun?
    Come mai si comporta stranamente?
    E’ a causa mia?
    Masaki avvolge un braccio intorno alle mie spalle.
    “Abbiamo capito che è successo qualcosa tra voi due…" Un brivido mi percorre la schiena.
    "Sho-chan, parlami…”
  7. .
    Mao proprio non la reggo...
    Sho come ti capisco... come potresti concentrarti difronte a Jun? :wub:
    Nino e Yama mi fanno morire, già l'ho detto, li adoro! *_*
    Prevedo tempi duri, Sho-chan tieni duro! U.U
  8. .
    CITAZIONE (kyonkichi @ 5/4/2018, 22:15) 
    Intervengo con un ritardo mostruoso per dirti che stasera ho letto alcune delle cose che hai scritto e sono rimasta piacevolmente colpita. Mi piace molto come scrivi e come caratterizzi i personaggi, con descrizioni dettagliate ma non pesanti, piacevoli da leggere, e dialoghi non affrettati. Complimenti! 😊

    Grazie mille, sei gentilissima! Mi fa davvero tanto piacere saperlo! Grazie infinite per aver letto e per aver lasciato questo bellissimo commento! 💛
  9. .
    Grazie mille Sonia per aver letto e commentato questo capitolo! 💚
    Vedrò di farli tornare felici in fretta! 😜
  10. .
    Questi sguardi... :shifty:
  11. .
    Grazie mille ragazze per averlo letto e commentato!! 😍😍😍

    Se avessi avuto difronte il sedere di Jun gli sarei saltata addosso anche io, come Sho, senza ritegno!! 😂😂
    Eh si... Jun ci stava eccome... :wub:

    Edited by HarukaOikawa - 5/4/2018, 17:56
  12. .
    Bellissimo Shin! ♡.♡ Magari fossi capace di disegnare come te!
  13. .
    Avevo scritto il nuovo capitolo un paio di giorni fa ma impulsivamente l'ho cancellato e riscritto da capo! XD Questa volta sono stata piuttosto veloce, spero di non aver fatto troppi errori XD
    Spero vi piaccia! ♥

    Capitolo V

    Il sole da cui vorrei correre altri non è che Aiba Masaki. Solo mentre mi dirigo verso i camerini mi realizzo che, con molta probabilità, lui sarà ancora in sala incisione. Non è il momento per disturbarlo. Cerco di convincermi che non è un problema, che il mio bisogno di sfogarmi può aspettare qualche altra ora, tranquillamente.
    Sono sudato, trafelato ed affannato quindi decido di darmi una rinfrescata. Mi spavento nel vedere quella che è la mia immagine riflessa nello specchio. Mi sciacquo il viso con dell’acqua fredda che mi aiuta a calmare i nervi e a riappropriarmi di una parvenza quasi umana. Tornato nel salottino e mi abbandono su una poltrona.
    L’unico suono della stanza sono i battiti accelerati del mio cuore. Chiudo gli occhi nella speranza di essere raggiunto da un improvviso abbiocco ed invece, appena le mie palpebre si abbassano, l’immagine di Jun e Satoshi insieme, riappare nitida nella mia mente. Li spalanco. Una goccia di sudore scivola dal mio collo e un brivido di freddo percorre la mia schiena.
    Cerco di concentrarmi su altro. Penso alle parole da usare per spiegare a Masaki il mio problema. Riformulo le varie frasi più volte ma non ottengo alcun risultato. Lascio perdere, tanto si tratta solo di Aiba-chan, con lui le parole mi verranno da sole.
    Sospiro pesantemente, pensando a quanto vorrei fosse ugualmente facile parlare con Jun.
    Immagino che parte della colpa sia mia. Infondo non racconto mai niente di personale. Posso passare una giornata intera a spiegare come è nato l’odierno Giappone ma con sentimenti e emozioni non sono proprio capace di trattare. Questa mia reticenza è dovuto a una forma menti di famiglia. Ho imparato dai miei genitori ad essere una persona riservata, indipendente e forte. Se mi aprissi correrei il rischio di essere ferito. Diverrei vulnerabile e alla merce dei commenti di chiunque, quindi preferisco evitare. Ovviamente non ho mai considerato i membri come “chiunque” eppure nemmeno aprirmi con loro mi è facile, per questo sono grato ai loro occhi attenti: mi evitano spiegazioni che non sarei in grado di fornire. Ora che ci penso, anche quella volta, i membri, avevano fatto tutto da soli.

    Nino aveva passato giornate intere ad osservarci ed era, infine, giunto alla conclusione che tra me e Jun ci fosse qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso dal rapporto lavorativo e dall’amicizia. Ne aveva discusso con gli altri, i quali, nonostante siano meno intuitivi di lui, avevano comunque captato qualche dettaglio. Insieme avevano tratto le loro conclusioni.
    Se io non ero espansivo non si poteva dire lo stesso nemmeno di Jun. Nonostante avesse meno difficoltà di me a confidarsi nemmeno lui aveva l’abitudine di parlare di sé stesso.
    “…Ecco, noi ci chiedevamo…ultimamente voi…”
    Masaki era partito così bene… circospezione e rispetto. Io e Jun ci eravamo scambiati uno sguardo d’intesa. Sapevamo dove i tre, che avevano indetto una riunione super segreta per soli Arashi, volessero andare a parare ed eravamo entrambi pronti ad ammettere le nostre colpe. Ovviamente con il giusto tempismo ma, come al solito, qualcuno aveva optato per una domanda più pragmatica e meno rispettosa.
    “… per noi siete sempre gli stessi…” Aveva proseguito Aiba-chan. “…volevamo solo ecco… avere una risposta… perché be… ecco voi siete meno voi e noi ce ne siamo accorti, ma anche se voi siete voi…”
    Nino aveva voltato gli occhi al cielo: “Insomma, voi due ci date dentro?”
    A Jun erano quasi usciti gli occhi dalle orbite e io avevo sputato dell’acqua che stavo sorseggiando in pieno volto a Satoshi. L’avevano presa come una conferma senza che da parte nostra fosse necessario aggiungere altro.


    Questa vecchio ricordo riesce a strapparmi un sorriso.
    In questo momento vorrei solo che qualcuno mi lanciasse un’ancora di salvataggio, come quella volta. Sia che si tratti di una domanda schietta ed imbarazzante di Nino sia che si tratti di una domanda goffa e criptica di Masaki, le afferrerei saldamente entrambe.
    La porta del camerino si apre ed io sobbalzo sulla poltrona. Finalmente i miei salvatori sono arrivati, immagino che Nino e Masaki abbiano finalmente finito di rifare la loro strofa ma, invece, ad affacciarsi è il mio incubo.
    “Ecco dov’eri!”
    Mi stava cercando?
    “Ti stavamo cercando?”
    Perché mi stava cercando? Le mani mi tremano, spero se ne vada in fretta… non voglio rimanere da solo con lui.
    “Io e Satoshi ti aspettavamo al ristornate ma non vedendoti arrivare abbiamo pensato di venire a vedere se c’era qualche problema.”
    Non se ne va. Entra e si richiude la porta alle spalle.
    “Va tutto bene?”
    Afferro saldamente le braccia della poltrona e stringo la stoffa al punto da sentirla pericolosamente tirarsi.
    “…Certo… Va tutto bene…”
    Vattene.
    “Ok...”
    “Vi raggiungo subito!”
    A questo punto mi aspetto che lui lasci la stanza, che raggiunga Satoshi ed inizi a consumare il suo pasto ma invece, con movimenti lenti e calcolati, lui, mi si avvicina e prende posto sulla poltrona accanto alla mia.
    “Avevo bisogno di darmi una rinfrescata…”
    Tento nuovamente.
    “Vorrei che il nostro rapporto torni quello di un tempo…” Il sorriso che mi rivolge è triste. “…Intendo sul lavoro.” È pericolosamente vicino e la mia mente viene catturata dal suo mordicchiarsi il labbro. “So che per te dev’essere difficile visto che io…”
    “Non è cos셔 Lo interrompo. Probabilmente si aspetta che io aggiunga qualcosa ma la sua presenza mi manda in corto circuito e non trovo niente di sensato da aggiungere.
    Lui abbassa appena il volto come se il mio silenzio lo stesse incolpando di tutto ciò che tra noi non ha funzionato.
    “Suppongo sia troppo chiedertelo.” Il rammarico nel tono della sua voce è evidente.
    Adesso vorrei davvero vederlo uscire da quella stramaledetta porta. La mia sudorazione è aumentata, le mie pulsazioni pure, il mio respiro perde la bussola quando lui si alza dal sofà e il mio sguardo si ritrova, improvvisamente, difronte la forma perfetta del suo sedere sodo, stretto in un paio di jeans aderenti.
    Continuo a sperare che lui se ne vada e finalmente sembra essere pronto a congedarsi. Con la manica della felpa si copre le dita e prima di voltarsi mi rivolge un ultimo sguardo imbarazzato, ormai è troppo tardi. Con uno scatto mi alzo e con un solo passo copro la distanza che ci separa. Prendendolo per un braccio lo volto verso di me e quasi con violenza premo le mie labbra contro le sue. Indietreggia finché il muro non gli permette di continuare. Poso le mie mani sulle sue guance mentre continuo a risucchiare le sue labbra tra le mie.
    Sono incazzato e maledettamente eccitato: non posso più trattenermi oltre. Non con un Jun così sexy che non tocco da tre mesi.
    “…per favore… no…”
    A mala pena mi accorgo che è a me che si sta rivolgendo. Gli slaccio i pantaloni e li sfilo con urgenza.
    “…non farlo…”
    Lo ignoro completamente troppo preso dalla foga di possederlo. Voglio rimarcare il mio territorio, dimostrare che lui mi appartiene e che, né Satoshi né nessun altro, potrà mai portarmelo via. Dopotutto i nostri copri combaciano alla perfezione nonostante tutte le nostre incomprensioni. Non può essere un caso che i miei fianchi aderiscano così perfettamente ai suoi. Che le nostre bocche aderiscano a tal punto.
    Sfilo i suoi slip. Non posso vedere la sua erezione, impegnato come sono con la lingua, ma posso sentirla, calda e dura, tra le mie mani. Mi affretto a liberare anche la mia e lo penetro senza nemmeno prepararlo. Il suo sedere mi risucchia velocemente, per fortuna non ha dimenticato la forma del mio membro. Nemmeno questo può essere un caso.
    Potrà anche non amarmi ma è chiaro come il sole che anche il suo corpo mi desidera. Non troverà mai nessun altro in grado di farlo urlare di piacere così forte. Lo stesso vale per me.
    Non troverò mai nessun’altro come Jun.
    Entrambi raggiungiamo l’orgasmo. Non mi preoccupo della direzione del getto e prendo in pieno la sua felpa. Finalmente stacco le mie labbra dalle sue che riemergono sul suo volto più rosse che mai. Solo in quel momento mi accorgo di stare bloccando le sue braccia contro al muro, allento la presa e lui si libera con uno strattone.
    È una lacrima quella che vedo scendere dal suo occhio destro?
    Un potente schiaffo mi colpisce in pieno volto, non faccio a tempo a proteggermi. Rimango sorpreso non capendo il perché di una tale reazione e ancora un po’ interdetto da quella pazzesca prestazione. Jun si rimette velocemente e approssimativamente i suoi indumenti, io rimango immobile, con la mano posata sul volto pulsante. Si avvicina a me e, quasi, mi aspetto di ricevere un altro schiaffo invece Jun si leva la felpa con rabbia e la getta ai miei piedi.
    “Ti odio…”
    Una fitta di dolore mi perfora il cuore.
    Solo quando lascia la stanza ritorno padrone di me stesso.
    Cosa diavolo ho appena fatto? Raccolgo la sua felpa in fretta e furia e la nascondo nel mio borsone. Mi rivesto e do forfait.
    Non pranzo.
    Non parlo con nessuno.
    Mi limito a cantare le mie ultime strofe, per di più nemmeno molto bene, e poi mi defilo.
    In fretta, senza salutare nessuno. Senza cambiarmi d’abito. Senza percepire la sua esistenza. Perché non c’è altro che io possa fare se non evitarlo. Evitarli, tutti.
    Faccio tutto con il pilota automatico perché altrimenti non arriverei a casa incolume. Il mio manager guida l’auto di servizio per riaccompagnarmi, tenta un paio di volte di dare inizio ad una conversazione con me a proposito dei progetti futuri, ma ben presto si arrende. Ora che sono lontano dai membri aprire la bocca significherebbe urlare ma non è ancora giunto il momento. Non sono ancora solo. Nell’intimità di casa mia, quando solamente quelle quattro mura saranno testimoni della mia rovina darò sfogo alla frustrazione.
    “Passo a prenderla domani alle sette Sakurai-san.”
    Sbatto la portiera senza nemmeno ringraziare.
    Il buio del mio appartamento mi accoglie. Getto a terra la mia roba. Inserisco un cd nel mio impianto stereo e faccio partire della musica a caso a tutto volume. Accendo la televisione sul canale delle notizie sportive. Apro l’acqua del lavandino, della vasca da bagno e della doccia. Le pareti di casa mia sono insonorizzate, per fortuna posso creare tutto il rumore che voglio senza preoccuparmi dei vicini.
    Senza accendere le luci mi accovaccio sul divano, con le gambe strette al petto. Insieme a quell’infernale casino finalmente mi concedo di urlare senza ritegno.
    Un’ora dopo, quando finalmente i miei nervi si sono rilassati e il silenzio e la luce si sono rimpossessati del mio appartamento mi concedo di ripensare all’enorme errore che ho commesso quel pomeriggio.
    Se Jun non avesse voluto andare fino in fondo mi avrebbe certamente preso a schiaffi molto prima. Il suo desiderio lo potevo palpare con mano, letteralmente. Eppure potevo comprendere la sua reazione. Non è che non volesse fare sesso, piuttosto non voleva desiderarlo perché anche lui, come me, aveva messo fine a tutto quel grande casino che seguiva l’atto puramente fisico.
    Si, potevo capirlo.
    “…ti odio…”
    “…ti odio…”
    “…ti odio…”

    Quello che non capivo erano quelle parole. Non appena sono uscite dalla sua bocca il terrore mi ha paralizzato. Fermarlo, scusarmi, implorare perdono, chiedere spiegazioni… Non sono riuscito a fare niente di niente. Non ho avuto il coraggio di guardare né lui né gli altri. Non ho ascoltato le loro conversazioni per paura che saltasse fuori la stronzata che avevo commesso. Ho passato quasi tutto il tempo attaccato a qualcuno dello staff per evitare di doverli affrontare.
    Sono un maledettissimo codardo.
    “…ti odio…”
    Io, invece, ti amo al punto da perdere il controllo delle mie azioni ma probabilmente tu non lo saprai mai. Non dopo questo pomeriggio. Non dopo che non sono stato in grado di rispettare una tua decisione.
    Dove troverò il coraggio di fare tutte le cose che avrei già dovuto fare?
    Devastato dal dolore che quelle parole mi hanno procurato e distrutto dal senso di colpa, piombo in un profondo sonno, pieno zeppo di incubi in cui la mia vita va avanti senza di te.


    Edited by HarukaOikawa - 5/4/2018, 08:40
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    Io ero già sufficientemente eccitata per questo special... 💜❤ Non ho parole... 😍

    Notare che la posa è sempre le stessa! 😂😂 Uno tiene una mano sulla spalla dell'altro... Si controllano, dico io U.U
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    Grazie mille a tutte donne!!❤❤
    Ultimamente mi pare di scrivere sempre le stesse cose 😂 sono contenta vi sia piaciuto anche questo capitolo!
    Buona Pasquetta anche anche voi😙😙
556 replies since 14/11/2014
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